Una marea umana invade Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit: un milione e oltre di persone che chiede di restare all’interno dell’UE piuttosto che saltare nel baratro rappresentato dal no-deal. Numeri impressionanti, che se confermati dalla polizia si farebbero della “marcia per il voto” la seconda manifestazione più partecipata di sempre in Inghilterra, seconda soltanto a quella che nel 2003 sfilò contro l’intervento del Regno Unito nella guerra in Iraq deciso dall’allora premier Tony Blair. Così come all’epoca, però, questa imponente dimostrazione di forza rischia di restare fine a se stessa: le opportunità che un referendum bis venga concetto sono infatti esigue. Gli stessi laburisti, che dunque stanno all’opposizione del governo Tory rappresentato da Theresa May, ferma sostenitrice della Brexit, hanno sempre escluso la possibilità di un secondo referendum. Insomma, un’ampia fetta di Paese – forse addirittura maggioritaria – è al momento priva di rappresentanza politica. (agg. di Dario D’Angelo)
LE VOCI DALLA MANIFESTAZIONE
Imponente manifestazione in corso d’opera in quel di Londra, dove circa un milione di persone sono scese in piazza per mandare un messaggio al governo sulla Brexit: obiettivo, spingere l’esecutivo ad un nuovo referendum per scongiurare l’uscita dall’Unione Europea. Numerosi anche gli italiani che vivono nella capitale britannica scesi in piazza, alcuni dei quali intercettati dai colleghi di Repubblica: «Le previsioni sono di circa un milione di persone – spiega un ragazzo – e questo milione di persone pensa di poter esprimere la propria opinione in merito all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Dopo questi due anni molto travagliati il popolo vuole nuovamente tornare a votare essendo adesso sicuramente più informato di due anni fa». Così invece una donna di mezza età: «Speriamo che oggi la manifestazione abbia un grande successo, e sicuramente lo avrà, che prevalga il buon senso e che nella migliore delle ipotesi revochino l’articolo 50, questa è la nostra speranza». Difficile comunque che si arrivi ad un nuovo referendum, alla luce dei tre anni precedenti di battaglie politiche, che di fatto verrebbero spazzati via in un attimo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, UN MLN A LONDRA PER IL REMAIN
Londra “invasa” da centinaia di migliaia di persone che stanno manifestando contro la Brexit: è questa la risposta al caos di un Parlamento britannico che appare incapace di trovare una soluzione che accontenti gli elettori, l’Ue e il governo. Da qui la protesta degli infaticabili sostenitori del “Remain”, che ancora una volta con una dimostrazione di forza con pochi precedenti provano a spingere la politica d’Oltremanica a rappresentare il proprio desiderio: quella di una complicata, e quasi insperata, permanenza nell’Unione Europea. “Revoke, rethink, remain, rejoice”: revocare, ripensare, rimanere, rallegrarsi, è uno degli slogan immortalati su Twitter dalla “Marcia per il voto della gente (People march’s vote)”. L’obiettivo conclamato è uno: far sì che il fiume di persone accompagnato dalla bandiera blu con le stelle dell’Europa convinca Downing Street a prendere in considerazione l’ipotesi di un referendum-bis.
BREXIT, LONDRA INVASA DA MANIFESTA PRO “REMAIN”
La folla oceanica è partita dalla centralissima Park Lane: la marcia dovrebbe trovare la propria conclusione a Parliament Square. Secondo le stime degli organizzatori, la partecipazione sarà addirittura superiore a quella che nell’ottobre 2016, a pochi mesi dal voto che vide trionfare i Leave, portò più di 700mila persone in strada per chiedere una seconda consultazione. Un enorme successo è stato conseguito anche da una petizione online sottoscritta da 4,2 milioni di persone che hanno chiesto al Parlamento britannico la revoca dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, e quindi lo stop della Brexit, a dispetto del voto referendario di 3 anni fa. Secondo un portavoce di Downing Street in ogni caso non ci sono possibilità che uno scenario del genere si verifichi perché revocare la Brexit rappresenterebbe “un’irreparabile danno alla democrazia” e Theresa May “non lo consentirà”.