Come successo con la decisione unilaterale di dichiarare Gerusalemme capitale dello stato israeliano, la proposta di Trump di proclamare le alture del Golan (territorio siriano occupato dall’esercito israeliano nella guerra del 1967 e mai più abbandonato, ndr) sotto la sovranità di Israele, è una chiara iniziativa anche questa unilaterale che se ne infischia di ogni procedura internazionale e anche dell’Onu, destinata a provocare dissidi e, secondo quanto ci ha detto Filippo Landi, già inviato della Rai in Israele ed esperto della realtà mediorientale, un autentico casus belli con l’Iran. Provocazione questa che, ci ha detto ancora Landi, il presidente americano persegue in modo lucido da quando ha deciso di togliersi dall’accordo sul nucleare firmato dal suo predecessore con Teheran.
La dichiarazione di Trump di sovranità territoriale israeliana sulle alture del Golan, che valore ha dal punto di vista pratico e tecnico?
Ha sicuramente un grande valore politico ancor più importante in vista del piano americano della soluzione palestinese che verrà annunciato in questi giorni e presentato ufficialmente dopo le elezioni del 9 aprile in Israele. Sul piano istituzionale non ha valore perché quel territorio è stato riconosciuto dall’Onu all’indomani dell’occupazione israeliana come territorio occupato, alla stregua della Cisgiordania. Solo le Nazioni Unite possono prendere una decisione collegiale in senso diverso.
Si sa qualcosa di questo piano americano?
Si sa qualcosa tramite indiscrezioni dopo il viaggio di Kushner nei giorni scorsi in Medio oriente. Il rampollo della famiglia Trump ha incontrato numeroso capi di Stato arabi, le indiscrezioni dicono che saranno due i punti principali.
Quali?
L’autonomia di Gaza rispetto al resto della Palestina con l’esclusione della Cisgiordania, quei territori che vanno da Ebron fino a nord. Questa zona non riceverebbe piena autonomia, non nascerebbe dunque un vero stato palestinese. Sarebbe un atto molto dirompente dal punto di vista politico. Ci sono segnali, come si è letto su giornali egiziani, che chiedono che il piano non venga boicottato dai paesi arabi, se ne chiede piuttosto il miglioramento. Soprattutto preoccupa il destino della Cisgiordania.
Per il resto i paesi arabi sono favorevoli al piano?
C’è un’altra indiscrezione, una vecchia idea di investire miliardi di dollari in Palestina per la costruzione di infrastrutture e creare così posti di lavoro, uno scambio tra un possibile benessere economico con i diritti civili e politici. Infine i palestinesi dovrebbero rinunciare al ritorno dei profughi e su questo punto sembra che i paesi arabi come l’Arabia Saudita siano d’accordo. Ma la vicenda del Golan ha anche un altro risvolto.
Quale?
E’ una puntura di spillo, ma neanche tanto, nei confronti della Siria ma anche dell’Iran. Questo si inquadra nel tentativo americano, arabo e israeliano di creare una cordata anti-Iran creando un casus belli nei confronti di Teheran, una occasione di conflitto che porti dal piano politico a quello militare. Quello che sta accadendo è sicuramente il tentativo di aiutare Netanyahu a vincere le elezioni con dei sondaggi che dicono che il suo partito è in posizione di svantaggio.
Non si può dimenticare la Russia, che con la sua vittoria contro l’Isis ha oggi un ruolo predominante in Medio oriente. Che cosa farà?
Paradossalmente la Russia incassa un punto a suo vantaggio.
In che senso?
Al di là degli attacchi pro forma rivolti contro Trump, l’interesse di Putin è quello di risolvere problemi ancor più vicini, l’Ucraina e la Crimea. Putin potrà far valere i suoi atti unilaterali a fronte degli atti unilaterali americani e israeliani. Mosca avrà a buon diritto la possibilità di sostenere le proprie decisioni che sono fuori da ogni contesto del diritto internazionale esattamente come quanto compiuto da Trump sul Golan.
Il tutto passando sopra la testa dei popoli. non sembra un bel quadro, no?
Il problema che ormai si è posto da diverso tempo si è aperto quando l’amministrazione Trump ha rovesciato la politica di Obama nei confronti dell’Iran, uscendo da un accordo sempre rispettato da Teheran così come la Mogherini ha fatto notare più volte. E’ evidente che siamo davanti a una serie di atti che mirano a isolare l’Iran ma anche a creare una pericolosa situazione di conflitto. Il casus belli potrebbe essere il Golan, o anche altro.
(Paolo Vites)