Come diceva Federico Pichetto in un suo articolo pubblicato da questo giornale giorni fa, le parole in questa era di comunicazione mediatica di massa, sono responsabili di morti e fatti terribili: “Ciò che infatti ha animato Ousseynou Sy non è stato un piano ideologico e neppure l’organizzazione terroristica, ma una propaganda avvenuta attraverso le parole che quell’uomo aveva potuto ascoltare in rete, per radio o per televisione: sono le parole che hanno reso quell’uomo violento; sono le cose che ha ascoltato che lo hanno reso un criminale, un terrorista e un potenziale assassino”. Ognuno dice la sua, si fabbrica le proprie verità e, in casi estremi come quelle del senegalese che ha rapito 51 bambini, mette in pratica la sua verità.
IL CORPO FATTO A PEZZI
Non si potrebbe spiegare in altro modo la violenza estrema che ha trasformato un giovane inglese in “giustiziere fai da te”, ammazzando con 176 coltellate e poi facendone a pezzi il corpo, un uomo che aveva trascorso 32 anni in galera per aver ucciso, nel 1985, il figlio di pochi mesi della fidanzata a cui stava facendo da baby sitter. Un episodio orribile naturalmente, ma per cui aveva saldato il debito con la giustizia. Ma quella pena non è stata considerata giustizia sufficiente, come in molti oggigiorno pensano di episodi analoghi. C’è bisogno di una giustizia superiore, non esiste perdono, solo vendetta. David Gaut da alcuni mesi, dopo essere uscito dal carcere, era andato a vivere in una cittadina del Galles meridionale. Ben presto i suoi vicini di casa avevano scoperto chi era, lui aveva detto loro di essere stato in carcere per aver ucciso un soldato. E’ stato così, dopo aver scoperto la verità, che il tale Ieuan Harley, 23 anni, ha deciso che quell’uomo non meritava di vivere. Lo ha così invitato a casa sua dove lo ha selvaggiamente ucciso colpendolo con un coltello per 176 volte, poi ne ha fatto a pezzi il corpo. Un amico è poi venuto ad aiutarlo a pulire la casa e a far sparire il corpo. Dopo un lungo processo, Harley è stato adesso condannato al carcere a vita.