Non è un caso che l’attuale presidente del Messico sia il primo presidente di sinistra in circa 70 anni. Si può capire allora la lettera che Andrés Manuel López Obrador ha inviato al re di Spagna Filippo VI e a papa Francesco, in cui accusa la Spagna, per circa 300 anni padrona del Messico, e la Chiesa di genocidio nei confronti della popolazione indigena del paese chiedendo scuse ufficiali. Le accuse parlano di stragi avvenute 500 anni fa quando gli spagnoli arrivarono a contatto con le popolazione azteche e maya che dominavano il Messico e di conseguenza delle missioni della Chiesa per convertire forzatamente gli indigeni (“Ci furono massacri, i cosiddetti conquistatori usarono le spade e la croce, costruendo le chiese sopra ai templi” si legge fra le altre cose). Una lettura storica approfondita dimostra come queste accuse siano in gran parte infondate. In Messico e in Sudamerica, sebbene ovviamente ci siano state uccisioni e battaglie, non si è mai verificato il genocidio che invece c’è stato nell’America del nord, dove i conquistatori uccisero oltre 20 milioni di nativi.



SACRIFICI UMANI E POVERTA’

Questo perché la Chiesa cattolica, a differenza di quella protestante in nord America, ha sempre fatto da filtro, promuovendo l’integrazione, fondando missioni dove gli indigeni lavoravano e vivevano dei frutti del loro lavoro. Infine la conquista degli spagnoli pose fine al regno del terrore e dell’orrore delle popolazioni indigene. Accurate ricerche archeologiche continuano a dimostrare l’usanza di sacrifici umani dove migliaia di persone incluse donne e bambini venivano uccisi per accattivarsi gli dei, e dove la maggior parte della popolazione viveva a stento nella povertà mentre pochi nobili sperperavano ricchezze enormi. In ogni caso, già tre anni fa durante la sua visita in Messico, Bergoglio aveva chiesto perdono ai discendenti degli indigeni per il modo con cui erano stati esclusi dalla società, il che era una accusa ai moderni governi messicani dopo l’indipendenza. Senza citare la rivoluzione dei primi del novecento in cui vennero massacrati centinaia di sacerdoti e di cui nessuno ha mai chiesto scusa. Da parte della Spagna si rifiuta ogni contenuto della lettera inviata, chiedendo invece di aprire un dialogo costruttivo.

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