L’idea è così assurda che la stessa giornalista francese che l’ha avuta, e che vive negli Stati Uniti, Clemente Michallon, l’ha definita impraticabile. L’articolo pubblicato dall’Independent, quotidiano inglese, si intitola “L’America dovrebbe permettere agli abitanti delle altre nazioni di votare alle presidenziali del 2020”. Il problema, peraltro vecchio e abusato, a cui fa riferimento la giornalista è che quanto succede a livello governativo e sociale negli Stati Uniti finisce per toccare tutto il mondo, per questa ragione devono poter votare per il prossimo presidente americano i cittadini di tutto il mondo. Che l’America sia stata per decenni “il guardiano”, “il poliziotto”, la nazione leader del mondo capace di influenzare le politiche in modo corretto o meno (pensiamo ai colpi di stato organizzati dalla Cia in Sudamerica) è roba stravecchia e arcinota. Oggi però siamo davanti a un deciso cambiamento dei fatti, l’America non è più in queste condizioni. Almeno altri due paesi si sono eretti a quel livello, capaci di influenzare, anche con la forza, le politiche mondiali, la Cina e la Russia. Ma la giornalista francese, in realtà, fa riferimento a una influenza sociale più che politica, prendendo ad esempio il recente caso del suprematista bianco neozelandese autore della strage nelle moschee.
IL MONDO DEVE SCEGLIERE IL PROSSIMO PRESIDENTE
Ebbene, dice, quell’uomo era un supporter di Donald Trump e chiaramente suo fan, lo aveva identificato come il simbolo dell’identità di razza bianca: “E’ ora che ci rendiamo conto che quello che succede negli usa ha conseguenze immense e tangibili sul resto del mondo”. Proprio così: in effetti la Coca-cola, bevanda americana, è la più bevuta al mondo… Michallon poi dice che anche la decisione dell’America di tirarsi fuori dagli accordi mondiali sui cambiamenti climatici condiziona e colpisce ogni essere umano al mondo. Non si chiede, la giornalista, quale livello di inquinamento scatenino nazioni come la Cina e l’India, ad esempio, dove non esiste alcun controllo su questa situazione. Forse la giornalista, se fosse davvero obbiettiva, dovrebbe chiedere che si possa votare anche in paesi dal regime dittatoriale come la Cina, la cui politica economica influenza ormai quasi tutto il mondo, o in Russia, le cui mire espansionistiche come ad esempio in Ucraina rischiano di portarci alla terza guerra mondiale. E che dire dei paesi arabi o di Israele? Insomma, la solita vecchia e usurata campagna contro gli yankee… sempre che alla Casa Bianca ci sia un “pericolo” come Trump ovviamente.