Lo scenario più temuto nella Brexit, quello del “no deal”, torna prepotentemente d’attualità. Dopo la terza bocciatura dell’accordo presso il parlamento britannico, l’Unione Europea teme che la Gran Bretagna possa lasciare l’Ue senza uno straccio di intesa in tasca. Da Bruxelles fanno infatti sapere che a questo punto la partecipazione del Regno Unito alle prossime elezioni europee è “quasi certa”, e che lo scenario del no deal appare ora come ora “quello più probabile”. Ma ricapitoliamo un attimo la situazione, spiegando perché il “non accordo” a è tutt’oggi uno degli scenari più quotati. La Camera dei Comuni, il parlamento inglese, ha votato “no” per la terza volta all’intesa raggiunta a novembre dalla premier May con l’Ue. Il divorzio era previsto inizialmente per oggi, 29 marzo, ma il parlamento aveva votato pochi giorni fa per il rinvio. L’Ue aveva quindi replicato: uscita il 22 maggio in caso fosse stato votato l’accordo, oppure, stand-by fino al 12 aprile. Entro questa data, però, Londra dovrà chiedere un altro rinvio, ma facendosi sempre approvare l’intesa o presentando un’alternativa al momento impensabile, altrimenti, uscire di scena con il no deal. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT, TERZA BOCCIATURA AL PARLAMENTO
Terzo ko per Theresa May: la Camera dei Comuni ha bocciato il piano del primo ministro per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. 344 no e 286 sì, 58 voti di scarto per la Brexit e ora si prospetta il no deal per il prossimo 12 aprile. Non è bastata la promessa della May di dimettersi in caso di via libera all’accordo: «Il governo continuerà ad agire affinchè la Brexit venga attuata», le parole del primo ministro, che ha sottolineato che è quasi certa la partecipazione di Londra alle prossime elezioni europee. Jeremy Corbin, leader dell’opposizione, ha invocato le dimissioni della premier e nuove elezioni. Due gli scenari possibili: il no deal o una lunga proroga concordata con l’Ue di almeno un anno. Il Corriere della Sera riporta che lunedì il Parlamento tornerà a esaminare delle ipotesi alternative, con gli europei che si riuniranno il 10 aprile per un vertice straordinario. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA MOSSA DI BORIS JOHNSON
La speranza di Theresa May è una sola: facendo votare solo il trattato di uscita per la Brexit (senza cioè inserire la dichiarazione politica sulle future relazioni bilaterali con i restanti 27 Paesi Ue) la Premier Tory spera di far approvare il suo negoziato con Juncker per scongiurare il no deal il prossimo 12 aprile e invece spostare l’intera discussione sugli altri punti della Brexit per il 22 maggio, come stabilito durante l’ultimo vertice dei Leader europei. È proprio in quel lasso di tempo in cui la May spera di poter mettere a punto la restante parte del pacchetto di norme, anche se il Parlamento resta il vero problema di tutto il Governo conservatore: i numeri non ci sono e anche oggi la May rischia forte nel suo terzo voto di ratifica (dopo ben due bocciature). Intanto va registrata la mossa nelle ultime ore di Boris Johnson, tra i Tory più riottosi contro la Premier e sostenitore da sempre della “hard Brexit”; ha deciso di accettare la proposta della May e dunque voterà sull’accordo negoziato per poter far sì che l’inquilina di Downing Street rimetta il suo mandato. Oppositori e social media hanno “lapidato” l’ambizioso politico con la zazzera bionda che da sempre aspira a diventare premier: fino a poche ore prima dell’annuncio della May era stato uno dei principali detrattori dell’accordo e ora lo vota per poter mandare a casa la sua acerrima nemica.
SPEAKER DÀ L’OK AL TERZO VOTO
In Europa sono ormai convinti che il Regno Uniti precipiterà nelle prossime ore in un quasi certo no-deal, nessun accordo per il divorzio della Brexit ormai da anni in fase di incredibile “stallo”: secondo alcune fonti Ue riportate dall’Ansa, dopo la riunione degli ambasciatori dei 27 sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione l’ipotesi di un no-deal sembra sempre più probabile. E’ ipotizzabile a questo punto un vertice Ue il 10 o l’11 aprile per dare un segnale politico, anche se Bruxelles è pronta a una “hard” Brexit; nel frattempo, lo speaker della Camera dei Comuni John Bercow ha dato ufficiale ok al terzo voto di ratifica del piano May previsto per domani a Westminster alle ore 15.30 (in Italia). «Un periodo di transizione di 18 mesi per adeguare l’etichettatura degli alimenti, applicazione ‘pragmatica’ delle misure di dogana per due anni, mantenimento delle regole comuni sull’autotrasporto per almeno un anno e mezzo», sono invece queste le richieste delle organizzazioni del settore agroalimentare Ue fatte oggi alla Commissione Ue.
DIMISSIONI MAY O NO DEAL?
La Premier Theresa May ci riprova con la Brexit e dopo aver promesso le proprie dimissioni qualora passasse l’accordo con l’Ue, ora incardina per domani pomeriggio il voto – il terzo – in Parlamento dopo le precedenti due bocciature sonore avvenute a Westminster: lo ha annunciato il ministro delle relazioni con il Parlamento, Andrea Leadsom. «Verra’ presentata una mozione sul ritiro del Regno Unito dall’Unione europea», ha detto il Ministro ai deputati inglesi che hanno gia’ respinto l’intesa due volte, a gennaio e a meta’ marzo. Si tratta di quell’ultima revisione fatta dalla Premier assieme al Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, finora bocciata però da gran parte dei Dup e dei Tory, ovvero i partiti di maggioranza del gabinetto May. La Premier ha però confermato nelle ultime ore quanto emerso dalla caotica riunione di governo a Downing Street, ovvero che sarebbe pronta a dimettersi qualora fosse approvato l’accordo di divorzio sulla Brexit: l’obiettivo ora è quello di ottenere un terzo voto di ratifica, sperando questa volta di poter strappar una maggioranza.
BREXIT: IL “VETO” SUL VOTO
L’impresa però è davvero ardua, visto lo stato di divisione interno al Parlamento di Westminster: il terzo tentativo di ratifica della Brexit però passa tutto dall’autorizzazione ancora pendente dello speaker John Bercow il quale proprio stamane aveva già posto il veto alla riproposizione del testo tale quale rispetto all’ultima volta. L’azzardo, l’ennesimo, della Premier May rischia dunque di essere “congelato” prima ancora di giungere in Parlamento dando ancora meno spazio di manovra al suo Governo. Ricordiamo che domani è il fatidico 29 marzo, ovvero il giorno di scadenza ultima della Brexit secondo le regole europee: per questo motivo l’accordo deve essere approvato entro le ore 23 per poter così consentire a Londra di usufruire di un rinvio della Brexit fino al 22 maggio e non solo fino al 12 aprile. Il governo May è pronto a chiedere al Parlamento il sostegno al solo accordo di divorzio raggiunto dalla premier con l’Ue, di fatto scorporando la dichiarazione sulle relazioni future: per questo motivo il Labour (e gli stesso Tory) sono in rivolta, con i parlamentari che poco fa davanti alla proposta del Ministro in Aula hanno ribadito «artificio intollerabile e illegale. Lasceremmo l’Unione Europea senza sapere dove stiamo andando».