Come da copione abbondantemente segnalato, la crisi-tragedia-inferno venezuelana sta precipitando giorno dopo giorno a causa della mancanza di fonti energetiche. Ancora una volta un blackout elettrico ha colpito il Paese e continua la mancanza di rifornimento di acqua che, come anticipato giorni fa, rischia di far precipitare la situazione sanitaria, visto che la gente ormai è costretta a utilizzare fiumi e canali per rifornirsene.



Ma, nonostante tutto, Maduro per ora pare non voler riconoscere la situazione e continua nei suoi discorsi, che sarebbero esilaranti se non fossero declamati al margine della tragedia, con accuse che ormai a breve includeranno pure i marziani nelle colpe. L’arrivo di due aerei militari russi con circa 100 soldati scelti per difendere il dittatore, notizia anticipata dall’agenzia Reuters e in seguito confermata, ha aperto le porte a una visione della problematica che include sia Russia che Cina (quest’ultima finora senza decisioni che comportano l’uso della forza), preoccupatissime per l’evolversi di una situazione che, molto semplicemente, rischia di far pagare a questi due Paesi il costo del dramma.



Già tempo fa l’impresa petrolifera russa Lukoil aveva congelato circa 17 miliardi di contratti per la raffinazione del petrolio venezuelano che di fatto avevano messo in crisi l’economia nazionale, costringendo il maggior produttore di petrolio a importare il greggio, pena il blocco totale della mobilità e quindi dell’intera nazione. Pure la Cina rischia di perdere decine di miliardi non solo in partecipazioni in società venezuelane che praticamente non funzionano, ma anche nella costruzione di infrastrutture che altrettanto non saranno mai operative.

C’è da segnalare che molto tempo fa la Russia mise a disposizione di Maduro due bombardieri nucleari Tupolev Tu 160 e l’Iran una nave con attrezzature nucleari: in ambedue i casi i mezzi vennero accolti da manifestazioni di giubilo del regime, ma il fatto rimase isolato. L’attuale arrivo, anzi gli arrivi perché un altro aereo di linea con militari russi arrivò circa tre settimane fa all’aeroporto Simon Bolivar di Caracas, pare essere un avvertimento di Putin contro un’eventuale messa in atto di azioni militari da parte di Usa e Ue. Però più in là delle dichiarazioni guerriere del segretario di Stato di Trump, Mark Pompeo, da fonti interpellate pare che veramente gli Usa non sappiano che pesci pigliare nella complicatissima situazione. Che difatti ormai può sbloccarsi solo con un popolo quasi interamente in piazza a protestare, come sta organizzando il Presidente ad interim Juan Guaidó.



Di positivo c’è da segnalare che la situazione venezuelana ormai è seguitissima a livello internazionale e mantiene alta la tensione mediatica: prova ne è il fatto che, nel corso della riunione organizzata dall’Onu a Buenos Aires la settimana scorsa e dedicata alla collaborazione tra i Paesi del Sud del mondo, il rappresentante dell’Ue abbia protestato e messo la problematica del Paese caraibico al centro del suo intervento, invitando le nazioni presenti a boicottare il Governo di Maduro.