Sulla situazione venezuelana, che potrebbe ormai essere dichiarata una telenovela se non avesse superato i limiti della tragedia per trasformarsi in una catastrofe, ecco l’ennesima mossa fatta dal potere dittatoriale di Maduro, che ha praticamente inibito al presidente ad interim Juan Guaidó, regolarmente eletto dall’Assemblea nazionale, unico organo costitutivo riconosciuto da 64 Paesi, l’esercizio di incarichi pubblici per 15 anni. Lo ha deciso la Corte dei Conti, che ha accusato Guaidó di “aver nascosto o falsificato dati relativi alla sua dichiarazione giurata”. Inoltre, la stessa Corte ha aggiunto che ha “ricevuto denaro da enti internazionali senza alcuna giustificazione”. Nel frattempo la questione venezuelana continua a essere al centro dell’attenzione mondiale, tanto che, durante lo svolgimento di un seminario sulla lotta alla mafia che si è appena concluso a Buenos Aires e al quale hanno partecipato i vertici del nostro pool, il senatore Pier Ferdinando Casini ha incontrato il presidente del Senato argentino, Federico Piñedo, in una riunione apposita sul tema.



“Oltre a condividere il nostro ripudio – spiega Casini – per la decisione della Corte dei Conti che ha coinvolto Guaidó, con Piñedo abbiamo evidenziato la necessità di solidarizzare con il Parlamento venezuelano. Un conto è il lavoro che possono fare i Governi, un altro è la solidarietà che da Parlamento a Parlamento deve venire, per cui già a partire dalla riunione in Qatar che avremo nei primi di aprile in occasione dell’Interparlamentare, l’idea è quella di organizzare un grande evento parlamentare in Sudamerica di solidarietà con il Venezuela. Un evento che parli il linguaggio dei Parlamenti, lasciando perdere i Governi, visto che l’unico organo legittimato democraticamente in Venezuela è il Parlamento (Asemblea Nacional, ndr). Ai nostri colleghi venezuelani è stato interdetto l’accesso, sono stati tolti da 3 anni gli stipendi e non viene loro riconosciuta l’immunità parlamentare. C’è una deriva totalitaria chiara, per cui c’è bisogno di far sentire la nostra voce”.



Finalmente l’Italia ha chiarito la sua posizione sul Venezuela…

Noi dell’opposizione ancora non siamo contenti, però qualche passo in avanti è stato fatto, perché noi non abbiamo riconosciuto l’elezione di Maduro e riconosciamo il Parlamento. Non arriviamo a trarre la conseguenza che è il riconoscimento di Guaidó, e questa è la cosa che per noi opposizione è inaccettabile. Io mi auguro che nei prossimi mesi la maturazione della posizione italiana continui, perché ho visto nei parlamentari più giovani e nella base dei 5 Stelle molta attenzione verso le tematiche che i parlamentari venezuelani ci sono venuti a illustrare nel corso della loro visita a Roma. Come presidente dell’Interparlamentare ho nominato Carelli (5 Stelle) presidente del gruppo di amicizia col Venezuela, per cui mi auguro che sul tema parliamo tutti lo stesso linguaggio responsabilizzando in questo modo M5s su posizioni più chiare.



Come vede la situazione attuale?

Stiamo vivendo un’impasse. Naturalmente nessuno può auspicare un intervento esterno. La cosa che mi pare che stia maturando è una maggiore attenzione da parte dei militari, perché il fatto che siano arrivati in Venezuela dei militari russi è la dimostrazione che anche nel circolo ristretto del presidente Maduro la fiducia nelle Forze Armate sta scemando. È un processo ancora lungo, ma importante. Le Forze Armate le deve scegliere il popolo… Il Venezuela, uno dei Paesi più ricchi del mondo, è ormai allo sfascio economico completo. Ma come sempre in tutti i casi, dalla Libia al Venezuela, la stabilità politica è essenziale per poter raggiungere quella economica.

Come sono i vostri rapporti con la comunità italiana in Venezuela?

Ci chiamano e ci parlano, tirandoci per la giacca, come è giusto che sia.

(Arturo Illia)