Il presidente dell’assemblea nazionale, autoproclamatosi numero uno del Venezuela, Juan Guaidò, è tornato a Caracas. Dopo che aveva lasciato il paese lo scorso 22 febbraio, per 10 giorni di “tour” nell’America Latina, il principale antagonista del dittatore Maduro è stato accolto da migliaia di fedelissimi, in attesa in piazza Alfredo Sadel. Le prime parole sono proprio rivolte nei confronti del nemico «Presto metteremo fine all’usurpazione», che nel contempo ha reagito dicendo che “Si stanno studiando misure appropriate”. Minacce velate quindi nei confronti di Guaidò, che potrebbe essere incarcerato dal governo centrale, ma a riguardo gli Stati Uniti ha avvisato Maduro: «Non lo toccate o reagiremo». Ad attendere il leader dell’opposizione all’aeroporto vi erano alcuni diplomatici degli Stati Uniti, nonché europei e latino-americani, pronti a proteggere appunto lo stesso politico venezuelano da eventuali arresti. Ma fortunatamente il suo ritorno nel paese d’origine si è svolto senza alcun problema, e senza alcuna manifestazione di dissenso, anche perché il popolo è pressoché totalmente dalla sua parte: «Non saranno minacce e persecuzioni a fermarci – ha aggiunto lo stesso presidente autoproclamato – siamo più forti che mai e guardiamo al futuro. Presto incontrerò i sindacati e lanceremo una mobilitazione di piazza per sabato prossimo, per andare avanti con la liberazione del Venezuela». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GUAIDÒ È TORNATO IN VENEZUELA
È tornato in patria dopo aver chiesto ad altri Paesi del Sud America nuovi aiuti per portare il Venezuela verso elezioni libere, mettendo pressione al dittatore Maduro che non molla di un centimetro la propria poltrona di Presidente: Juan Guaidó ha fatto ritorno a Caracas, acclamato da un bagno di folla all’aeroporto dove i temuti provvedimenti del Governo centrale (arresto, detenzione, esilio solo per citare i principali emersi negli scorsi giorni) non sono avvenuti. Dal 22 febbraio ad oggi, il Presidente dell’Assemblea Nazionale di Caracas ha cercato diverse sponde non solo negli Usa nella lotta delle opposizioni contro il regime di Maduro: «molto presto riusciremo a porre fine all’usurpazione» ha raccontato ai sostenitori accorsi all’aeroporto di Caracas poche ore fa. Dopo aver tentato di coordinare al confine con la Colombia l’arrivo di aiuti umanitari dall’estero – repressi nel sangue dai militari maduristi – Guaidó si è trovato nella scomoda posizione di essere al di fuori dei confini venezuelani senza poter ritornare in patria onde rischiare l’arresto per quanto deciso solo qualche mese prima dallo stesso Maduro, “divieto d’espatrio sancito dall’autorità giudiziaria di Caracas”. E invece al suo arrivo in patria nessun arresto e nessun provvedimento particolare, almeno per ora.
“PORREMO FINE ALL’USURPAZIONE”
«Sto tornando per continuare a lavorare per la nostra roadmap e rafforzare la pressione interna che ci permetterà di liberare la nostra patria», ha fatto sapere su Twitter il presidente autoproclamato e duro oppositore del regime chavista di Maduro. «Il rientro sicuro di Juan Guaidò in Venezuela è della massima importanza per gli Usa. Qualsiasi minaccia, violenza o intimidazione contro di lui non sarà tollerata e avrà una risposta rapida», ha invece spiegato il vicepresidente Usa Mike Pence sempre sui social, aggiungendo «Il mondo sta guardando. Al presidente ad interim Guaidò deve essere consentito di ritornare in Venezuela in modo sicuro». Intanto il popolo pare aver scelto (da tempo) con chi stare, al netto del timore di ripercussioni e violenze in un clima purtroppo da anni in preda ad una piena emergenza sociale nazionale: «prova a sequestrarci, sarà l’ultimo errore che farà, e ha fatto anche sapere di aver lasciato, in caso di arresto, “chiare istruzioni ai nostri alleati internazionali e ai fratelli in Parlamento”», attacca ancora in un video condiviso sui social il Presidente Guaidó, protetto dagli Usa e forse per questo al momento rimasto “libero” nonostante la forte irritazione del regime di Maduro. «Entriamo in Venezuela da cittadini liberi, che nessuno ci dica il contrario», ha rilanciato in serata il n.1 dell’opposizione.