Come riporta Lyon Capitale, gli avvocati del cardinale Philippe Barbarin hanno annunciato il ricorso: si tratterebbe del primo caso in Francia. Prima di Barbarin, infatti, altri due sacerdoti erano stati condannati dai tribunali, rinunciando in entrambi i casi a presentare appello: Pierre Pican nel 2001 decise di non contestare la sentenza «in un desiderio di pacificazione». Lo scorso anno, invece, l’ex vescovo di Orleans Andrè Fort fu condannato a otto mesi di carcere per non aver denunciato un prete pedofili e anche lui decise di non fare ricorso. Attesi nuovi aggiornamenti nei prossimi giorni: gli avvocati di Barbarin hanno dieci giorni per presentare appello. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“PRESTO DAL PAPA”
In una conferenza stampa convocata alle ore 13 a Lione, il Cardinal Barbarin commenta a caldo la condanna ricevuta per non aver denunciato gli abusi pedofili di Preynat e di fatto annuncia le sue dimissioni subito inviate a Papa Francesco: «Dopo la decisione del tribunale, indipendentemente dalla mia sorte personale tengo a ribadire innanzitutto la compassione per le vittime e tutto il posto che loro e loro famiglie hanno nelle mie preghiere». Per questo motivo, è sempre Barbarin a spiegare ai cronisti «Ho deciso di andare dal Santo Padre per rassegnare nelle sue mani le mie dimissioni. Mi riceverà nei prossimi giorni». Intanto l’avvocato della difesa intenterà il ricorso in Appello, convinto che la condanna non solo sia ingiusta ma che i giudici siano stati messi “sotto pressione” da una campagna mediatica massacrante anche tramite “film e documentari” contro Barbarin. Con un breve comunicato, la Conferenza Episcopale francese ha fatto sapere di rimanere in preghiera vicini all’Arcivescovo in questo momento difficile: «Il CEF ricorda che, come ogni cittadino francese, il Cardinale Barbarin ha il diritto di usare i rimedi a sua disposizione. Questo è ciò che ha fatto e siamo in attesa del risultato di questa nuova procedura. Per quanto riguarda la sua decisione di presentare le sue dimissioni a Papa Francesco, rientra nella sua coscienza personale. Anche lei non chiede commenti dal CEF. Spetterà al Papa dargli ciò che ritiene opportuno. Il CEF ribadisce il suo impegno a combattere risolutamente contro tutte le aggressioni sessuali commesse dai chierici sui minori».
CONDANNATO L’ARCIVESCOVO DI LIONE
Alla fine la giustizia francese è riuscita a condannare l’Arcivescovo di Lione Philippe Barbarin al termine di una complessa e intricatissima vicenda legata purtroppo a diversi casi di pedofilia perpetrati da un prete già condannato (Bernard Preynat) durante alcuni campi scout nella Diocesi di Lione tra gli anni ’70 e ’80: la sentenza è stata pronunciata stamattina dal Tribunale di Lione, con la condanna a 6 mesi di carcere con la condizionale per «la mancata denuncia di abusi sessuali su minori», che in Francia equivale ai reati di ostruzione alla giustizia. Dopo una prima fase dl processo che vide la completa archiviazione di colpa per Barbarin – visto che il periodo degli abusi era precedente alla responsabilità del prelato nella diocesi di Lione – subentrò una seconda e decisiva fase di accuse da 9 vittime di quel sacerdote pedofilo (oggi allontanato da ogni responsabilità pastorale perché accusato di diverse aggressioni sessuali sui minori nei campi scout fra il 1986 e il 1991, spiega Avvenire). La procedura speciale dell’ordinamento francese della “citazione diretta a giudizio” ha permesso alle vittime raccolte nell’associazione “La parola liberata” di citare in processo diversi responsabili dell’Arcidiocesi, compreso ovviamente Barbarin.
I MOTIVI DELLA SENTENZA: BARBARIN RICORRERÀ IN APPELLO
L’Arcivescovo dunque non è stato condannato per aver “direttamente” coperto gli abusi sessuali di Preynat ma perché avrebbe omesso di denunciarlo dopo aver scoperto quel passato, assegnandoli invece incarichi pastorali fino al 2015 (alcuni con contatti di minorenni, ndr). Al processo l’arcivescovo si è sempre difeso evidenziando «il contesto e le ragioni che lo avevano spinto, come guida della Chiesa a Lione, a non rinnegare bruscamente la linea di condotta dei suoi predecessori, a cominciare dal cardinale Albert Decourtray, in carica a Lione fino alla morte giunta nel 1994», riportano ancora i colleghi di Avvenire. La procura però lo ha condannato, non ritenendo valide quello scambio di lettere nel 2015 tra l’Arcivescovo e il Vaticano dove veniva consigliato il licenziamento del prete Preynat «evitando lo scandalo pubblico», seguito alla perfezione dal cardinale Barbarin. «La sentenza è ingiusta, l’Arcivescovo ricorrerà in Appello», spiega l’avvocato della difesa Luciani: insomma, il caso divenuto purtroppo pesantemente “mediatico” è tutt’altro che finito..