Fra esattamente 20 giorni la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, diverrà effettiva, ma nonostante la deadline sia ormai imminente, il quadro è tutt’altro che chiaro dalle parti di Londra. Basta leggere le parole di ieri del primo ministro Theresa May, che parlando nelle scorse ore a Grimsby, sulla cost-nord orientale inglese, e considerato una sorta di fortino anti Ue, ha ammesso: «È il momento di dire sì, altrimenti la Brexit potrebbe essere annacquata o, peggio, cancellata». La May si riferisce al suo accordo sull’uscita dall’Unione Europea raggiunto durante il mese di novembre, considerato l’unico possibile per uscire in maniera regolare da Bruxelles, scongiurando così il rischio di un “no deal”. Tutte le altre strade, compresa la posticipazione dell’uscita oltre il 29 marzo, sono considerate impercorribili o comunque troppo rischiose per il Regno Unito. «Tutti dobbiamo fare uno sforzo per raggiungere il nostro obiettivo, anche l’Ue, perché il No Deal interessa anche loro», ha aggiunto la May riferendosi ai negoziati in corso a Bruxelles per risolvere l’annosa questione del “backstop”, quella che di fatto rappresenta l’ago della bilancia in tutta la vicenda. L’Ue vuole che l’Irlanda del Nord rimanga nell’unione doganale europea fino ad un accordo definitivo, di modo da evitare i confini fisici fra le due “Irlande”. La May sta provando a sbloccare la situazione, cercando di trovare una soluzione per uscire da questa empasse, ma difficilmente arriverà un’intesa entro martedì prossimo, 12 marzo, giorno in cui ci sarà la votazione in parlamento, e deadline limite per l’accordo sulla Brexit. La sensazione è che alla fine la May subirà una nuova batosta, come sottolinea Repubblica, tenendo conto che la prossima settimana si terranno altre due votazioni: mercoledì quella sul “no deal” e il giorno seguente sull’estensione della scadenza oltre il 29 marzo, cosa che secondo la May provocherebbe solamente ulteriori tensioni. Sembra invece ormai impercorribile la strada di un secondo referendum sulla Brexit, mentre Corbyn, leader dei laburisti e grande oppositore della May starebbe guadagnando consensi per il suo piano che prevede un unione doganale, ma con una sorta di mercato unico.
BREXIT, MAY “SE BOCCIATE L’ACCORDO ADDIO USCITA UE
Difficilmente riuscirà a smuovere le posizioni dei parlamentari britannici l’ultimo appello di Theresa May, la premier che da Grimsby ha parlato del suo accordo per la Brexit come l’unico veramente possibile per ottenere l’uscita del Regno Unito. La realtà che si va profilando, però, sembra tradursi in una nuova umiliazione per l’inquilina di Downing Street, che martedì dovrebbe vedere bocciata la sua bozza d’intesa con l’Unione Europea. Quel che è certo è che la prossima alla Camera dei Comuni sarà una settimana campale: martedì, come detto il voto sull’accordo Brexit di May; mercoledì quello sul No Deal, e cioè sulla possibilità di uscire dall’UE senza un’intesa (ipotesi questa dai contorni apocalittici secondo molti economisti); e giovedì quello sull’estensione della scadenza del 29 marzo come termine ultimo per uscire dall’Unione Europea, a questo punto – spiega La Repubblica – sempre più probabile al netto delle resistenze della premier. (agg. di Dario D’Angelo)
BREXIT, MAY: “BOCCIATE MIO ACCORDO E NON USCIREMO MAI DA UE”
Ha il sapore dell’ultimatum: “Ora o mai più”, “now or never” per dirla alla maniera britannica, l’appello di Theresa May alla vigilia del voto del Parlamento – l’ennesimo – sull’accordo per la Brexit frutto dell’intesa tra la premier e l’Ue. Un compromesso che non convince praticamente nessuno, né i brexiters più convinti, né coloro che lavorano per un’uscita dall’Unione Europea il più morbida possibile. La “terza via” illustrata dalla May in un applauditissimo discorso pronunciato a Grimsby, fortino antieuropeista che nel 2016 al referendum Brexit assegnò un corposo 72% ai “Leave”, è quella che prevede addirittura una permanenza del Regno Unito all’interno dell’Ue – scenario che l’inquilina di Downing Street vuole assolutamente scongiurare – perché tutte le altre strade possono far naufragare l’uscita dell’Uk dall’Unione Europea. May in questo senso è stata chiara:”È il momento di dire sì, altrimenti la Brexit potrebbe essere annacquata o, peggio, cancellata”.
MAY, “ORA O MAI PIU'”
Ma quante possibilità ci sono – realisticamente – che l’accordo siglato dalla May venga ratificato in occasione del voto che si terrà martedì prossimo alla Camera dei Comuni? Poche, pochissime. La linea della premier sulla Brexit sembra destinata ad essere nuovamente umiliata dal Parlamento, con il nodo principale che resta sempre quello del backstop, il meccanismo che – spiega bene Il Post – “entrerà in vigore alla fine del 2020 (o più avanti, se venisse deciso diversamente) nel caso in cui Regno Unito e UE non troveranno un accordo complessivo sui loro rapporti post-Brexit che garantisca l’esistenza di un confine non rigido tra Irlanda (paese membro dell’UE) e Irlanda del Nord (regione del Regno Unito)”. Come riportato da La Repubblica, la May ha chiarito come dal suo punto di vista anche un’estensione della scadenza del 29 marzo – fissata inizialmente come deadline per l’uscita del Regno Unito dall’Ue – non sarebbe un buon approdo per la trattativa. Quasi quanto il tanto temuto “no deal”, su cui anche l’Unione Europea, dice la premier, dovrebbe fare di più:”Tutti dobbiamo fare uno sforzo per raggiungere il nostro obiettivo, anche l’Ue, perché il No Deal interessa anche loro”.