Sta sollevando una discussione molto accesa nel Regno Unito, com’era facile immaginare, la morte del figlio di Shamima Begum, la “sposa jihadista” che nel 2015 partì per la Siria 15enne per poi sposarsi con un miliziano dello Stato Islamico. La ragazza, oggi 19enne, ha perso il suo terzo figlio, Jarrah, nato in un campo profughi e morto di polmonite. Molte critiche, come riportato da Il Post, sono piovute nei confronti del governo britannico dal partito Laburista, ma anche un politico conservatore come l’ex ministro dell Giustizia, Phillip Lee, ha ravvisato delle responsabilità etiche nella decisione del Regno Unito di negare il ritorno in patria a alla ragazza e al suo bambino:”Ovviamente Shamima Begum pensa cose terribili, ma era un’adolescente. È un prodotto della nostra società…e credo che avessimo una responsabilità morale nei suoi confronti e in quelli del suo bambino”. (agg. di Dario D’angelo)
MORTO FIGLIO SHAMIMA BEGUM
Il figlio di Shamima Begum, la ragazza britannica che nel 2015 a soli 15 anni lasciò il Regno Unito insieme a due sue amiche per unirsi al Califfato in Siria sconvolgendo l’opinione pubblica d’Oltremanica, è morto. Lo riferiscono le Forze Democratiche Siriane dopo che l’avvocato della ragazza – oggi 19enne -che nel frattempo ha visto morire altri due figli, aveva annunciato su Twitter:”Abbiamo il sospetto forte ma non ancora confermato che il figlio di Shamima è morto. Era un cittadino britannico”. Il figlio di Shamima, Jarrah, come riportato dal Mirror, era nato lo scorso mese in un campo di rifugiati ma fin da subito aveva manifestato dei problemi di salute. Shamima, però, aveva immediatamente messo in chiaro di non avere alcuna intenzione di separarsi dal figlio: questo sottintendeva dunque la volontà di curarlo ma di non lasciarlo andare senza di lei nel Regno Unito. Ipotesi questa resa impossibile dal fatto che il governo si rifiuta di riaccogliere la “sposa jihadista”, cui ha revocato la cittadinanza britannica.
LA STORIA DI SHAMIMA BEGUM
Quello di Shamima Begum è un caso-limite ma importante anche per capire cosa sarà dei tanti foreign fighters che attendono ora di conoscere il loro destino una volta che l’Isis è stato sconfitto in Siria? I combattenti verranno rimpatriati anche contro la volontà dei loro governi? Nel caso della sposa jihadista la decisione del Regno Unito è stata motivata da una portavoce del ministero dell’Interno che ha spiegato che l’esecutivo ha potuto prendere una decisione del genere perché era in ballo la sicurezza nazionale. A facilitare il provvedimento britannico anche il fatto che Shamima non sarebbe rimasta senza stato, poiché avrebbe potuto sfruttare la cittadinanza bengalese della madre: il Bangladesh però ha specificato di non avere alcuna intenzione di dare la cittadinanza a Begum, che ora – come spiega Il Post – si trova in una specie di limbo legale. Shamima ha espresso il suo desiderio di tornare nel Regno Unito ma frasi come quelle rilasciate al Times, che l’ha rintracciata e intervistata, in cui diceva che vedere “teste mozzate di ostaggi dell’Isis in un secchio” non le fa nessun effetto le sono valse l’ostilità di gran parte dell’opinione pubblica e del governo rispetto ad un suo ritorno a casa.