Mentre la Cancelliera Angela Merkel si dice del tutto positiva sull’accordo in via di raggiungimento con tutti i 27 Paesi dell’Ue – «nessun dubbio» – qualche freno sull’accordo May-Consiglio Ue arrivano dai Paesi francofoni. In primis Emmanuel Macron fa sapere da Bruxelles «Dobbiamo capire perché il Regno Unito dovrebbe avere bisogno di più tempo, non c’è nulla di certo nell’estensione della Brexit. La Brexit non deve bloccare il progetto europeo, che deve continuare nonostante l’uscita della Gran Bretagna. L’unità della Ue è ancora a rischio e nulla deve compremetterla». Non diverso il senso del commento del Belgio, con il Premier (uscente) Michel che avverte «Non sarebbe accettabile che questa estensione della Brexit sia utilizzata da Londra per ricattare i 27 nei negoziati. Ok ad un rinvio ma a condizione che il buon funzionamento dell’Unione resti garantito». Se poi Conte si è detto favorevole e ottimista, sulla scia della Merkel, il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani è di tutt’altro avviso: «O si decide in maniera seria un periodo di proroga per un tempo necessario per risolvere i problemi con impegni chiari da parte britannica e del Consiglio oppure si deve fare tutto prima del voto. […] il problema non è un’estensione lunga o molto lunga della Brexit ma per fare cosa». (agg. di Niccolò Magnani)
CONTE “OK PROROGA LUNGA ALLA BREXIT”
È in corso il Consiglio Ue che dovrà decidere, o almeno tentare di farlo, il destino immediato della Brexit: il problema poi, come ben la storia recente ci ha insegnato, sarà poi nell’accettazione del Parlamento inglese sui provvedimenti votati in Europa anche se ormai sembrano abbastanza “costretti” a prendere buona qualsiasi decisione presa da Bruxelles. Sul rinvio flessibile sono ormai tutti d’accordo tra i 27 anche se nelle modalità si scava il solco delle differenze: per il Premier Conte «sono favorevole a una proroga, che ovviamente non può essere di un mese o due. Una proroga più lunga, ma ne discuteremo con tutti gli altri Paesi». Il vertice Ue ricordiamo dovrà accordare se Londra potrà ricevere la proroga “breve” al 30 giugno – come richiesto dalla May – o se invece estendere a fine 2019 (o addirittura al 30 marzo 2020) come invece propone Tusk. Per la Premier Tory «il miglior modo per uscire è quello ordinato con accordo il prima possibile»: è ancora la May a parlare all’inizio del Consiglio Ue «ho chiesto un’estensione per il 30 giugno, ma quel che è importante è che qualsiasi prolungamento ci consenta di uscire nel momento in cui ratifichiamo l’accordo, di modo che possiamo lasciare l’Ue il 22 maggio e iniziare a costruire un futuro più luminoso». (agg. di Niccolò Magnani)
AIUTO DA MACRON E MERKEL
In attesa che il Consiglio Europeo si esprima sul rinvio flessibile della Brexit, il negoziatore Michel Barnier sentenzia «Vogliamo dare ai britannici un’ultima chance. Non sarà l’Europa che decreterà il no-deal». Secondo il diplomatico Ue, «Servono garanzie giuridicamente vincolanti per assicurare il corretto funzionamento delle istituzioni Ue»: tra di queste, ovviamente, il nodo delle Elezioni Europee dove i britannici dovranno partecipare se passa la linea del “rinvio flessibile” ma dove chiaramente si cercherà poi di tenerli fuori da alcune votazioni importanti a livello europeo: «dobbiamo evitare – avvertono ancora Bruxelles – il rischio ostruzionismo dei brexiteers». La Premier May ha chiesto aiuto ufficiale a Merkel e Macron per risolvere la “partita” senza provocare un totale fallimento politico con conseguente caos non solo per Londra ma per l’intera Unione Europea e da Parigi e Berlino l’ok sarebbe anche arrivato (seppur con modalità diverse): il problema è che il Parlamento inglese è sempre più una polveriera e nulla appare certo nell’immediato orizzonte politico Uk. (agg. di Niccolò Magnani)
IL RINVIO FLESSIBILE
Nella giornata di oggi si terrà una nuova riunione dei ventisette stati membri dell’Unione Europea per discutere della Brexit. Oggi, 10 aprile 2019, bisogna infatti decidere se concedere alla Gran Bretagna una nuova proroga dell’uscita dall’Ue, attualmente prevista per venerdì 12 aprile. Si tratterebbe del secondo “delay”, dopo quello concesso per evitare una Brexit con no deal dello scorso 29 marzo, e questa volta sarà quasi sicuramente di lunga durata. L’idea degli stati membri è infatti prorogare l’uscita del Regno Unito fino al 31 dicembre 2019 o addirittura fino al 30 marzo del 2020. Si tratta di due date flessibili nel senso che non è da escludere che la Gran Bretagna, nel frattempo, possa riordinare le idee e trovare finalmente l’intesa interna in merito all’accordo già pattuito fra la May e l’Ue lo scorso mese di novembre, ma già bocciato tre volte da Westminster. La cosa che sembra ormai certa, e che Londra dovrà partecipare alle elezioni europee del prossimo 26 maggio, con tutto ciò che ne consegue.
BREXIT, UE: USCITA A FINE ANNO O AL 30 MARZO 2020
«La Gran Bretagna – si legge nel testo diffuso nella serata di ieri dall’Unione Europea dopo apposita riunione – deve facilitare il perseguimento dei compiti dell’Unione ed evitare qualsiasi gesto che possa mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione». Due, come detto sopra, le possibili date: quella del 31 dicembre ’19 e quella del 30 marzo ’20. La prima piace agli stati che vorrebbero risolvere il prima possibile la situazione, mentre la seconda «rassicura – scrive IlSole24Ore – chi teme che a fine anno la nuova Commissione non si sarà ancora insediata e vorrebbe chiudere l’attuale ciclo istituzionale prima di affrontare Brexit». Non sembrano plausibili altre date, a cominciare dal 30 giugno, quella richiesta dal Regno Unito, visto che sarebbe a cavallo fra le europee e la sessione inaugurale del parlamento. L’Unione Europea sta lavorando di modo da tutelare i cittadini e le imprese, così che possano difendere i propri interessi, alla luce anche dell’incertezza che regna sovrana dalle parti di Londra. A questo punto non ci resta che attendere la riunione prevista questa sera da cui si capirà, forse un po’ di più, quale sarà il futuro britannico.