Un golpe dopo 30 anni riporta a Khartoum i militari al potere, ufficialmente per un “governo di transizione” e con la viva speranza che il regime possa essere spezzato definitivamente nel popoloso e complesso Paese del Centro Africa. Sono intanto stati liberati tutti i detenuti politici che il poter di Al Bashir aveva incatenato e “censurato” in questo trentennio e l’intero consiglio dei ministri è stato invece incarcerato e fermato. La giornalista e presidente di Italians for Darfur, Antonella Napoli, ha spiegato oggi a Rai News24 che ora la comunità internazionale dovrà vigilare sul Sudan per evitare che il cambio-regime sia effettivo e che siano indette delle libere elezioni al più presto. Il sito dell’agenzia “Suna” fa sapere intanto (senza citare fonti, ndr) che «l’apparato di sicurezza e i servizi segreti nazionali annunciano la liberazione di tutti i detenuti politici in tutto il Paese». La gente festeggia per le strade della Capitale dopo la caduta del trentennio di soprusi e violenze del regime di Bashir: dall’Italia, i senatori M5s della Commissione Affari Esteri fanno sapere in una nota «Auspichiamo che gli eventi in corso a Khartoum conducano il Sudan verso una svolta autenticamente democratica, come chiede da tempo il popolo sudanese, scongiurando una nuova dittatura militare». (agg. di Niccolò Magnani)
MILITARI ANNUNCIANO GOVERNO DI TRANSIONE
Un colpo di stato militare pone fine in Sudan al governo di Omar Bashir, al potere da oltre tre decenni. Una quarantina di veicoli militari hanno circondato il palazzo presidenziale a Khartoum, ma i militari sono entrati all’alba anche nella sede dell’emittente radiotelevisiva statale per fare sapere che “preso” ci sarebbe stato un “importante annuncio a reti unificate”. Come riportato dall’Agi, l’esercito ha annunciato la formazione di un consiglio di transizione, in carica per una durata limitata di tempo, guidato dal generale Awad Awnaf. Migliaia di persone intanto si sono radunate anche presso il palazzo del ministero della Difesa. Bloccati i voli in entrata e in uscita nell’aeroporto della capitale del Sudan. Poi Al-Arabiya ha annunciato con un tweet le dimissioni di Al-Bashir, salito a sua volta al potere con un golpe nel lontano 1985 e dell’arresto dei suoi ministri. La circostanza delle dimissioni di Bashir non ha trovato ancora conferma, ma di sicuro c’è che si trova in stato di arresto nelle mani dei golpisti. (agg. di Silvana Palazzo)
ALMENO 50 MORTI NEGLI SCONTRI
Alta tensione in Sudan dove i militari dell’esercito nazionale hanno dato vita ad un colpo di stato, destituendo l’intero esecutivo in carica. Manca solo l’annuncio ufficiale ma in base a quanto riferito da Al Jazeera, l’esercito avrebbe arrestato il Vice-Presidente del paese, il Ministro della Difesa ed il leader del Partito di Governo. Il presidente Al Bashir, in carica ininterrottamente dal 1989, avrebbe invece rassegnato le dimissioni. Dopo le proteste dei cittadini sudanesi, stanchi di vivere di carestia, l’esercito ha preso in mano la situazione, prendendo possesso delle principali vie del paese e arrestando i massimi esponenti del governo. Il presidente aveva provato a placare la folla dimettendosi dalla guida del partito di governo e abbassando i prezzi dei beni primari, ma ciò non è bastato, e le proteste sono continuate anche con violenti scontri che avrebbero causato una cinquantina di vittime. Se le notizie verranno confermate, si chiuderà una pagina nera per il Sudan, con Al Bashir ricercato dalla corte penale de L’Aja, accusato della pulizia etnica del Darfur. A questo punto bisognerà capire chi prenderà il suo posto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
COLPO DI STATO SUDAN
Colpo di stato in corso i Sudan. I militari hanno circondato da stamane il palazzo presidenziale di Omar al Bashir, e in base a quanto riferisce Repubblica, citando fonti locali, alti esponenti del governo sarebbero stati arrestati. Decapitato il vecchio esecutivo, una decisione che giunge dopo mesi di proteste, e al sesto giorno consecutivo di sit-in. Le notizie che ci giungono dalla nazione africana sono comunque ancora frammentarie e discordanti fra di loro. Anche l’aeroporto sarebbe stato chiuso, mentre secondo Al Arabiya, che cita fonti presidenziali, Bashir, presidente sudanese dal 1989, si sarebbe dimesso. I veicoli militari avrebbero preso il controllo delle arterie principali della città, e dei ponti di Karthoum, a conferma di come il potere sia ormai in mano loro. Ovazione da parte della gente in strada, che ha iniziato a cantare «Bashir è caduto, ce l’abbiamo fatta». A portare a queste accese proteste, la vita di stenti degli stessi sudanesi, costretti a file infinite per chiedere il pane, il gas e i soldi.
MILITARI CIRCONDANO PALAZZO PRESIDENZIALE
All’inizio del mese di dicembre 2018 il popolo ha cominciato a ribellarsi, dicendo stop al regime del presidente 75enne che da 30 anni governa senza sosta il paese. Una protesta a cui hanno risposto in massa, cittadini ormai stufi di vivere in povertà, e vogliosi invece di ottenere una vita dignitosa. Le manifestazioni si sono concentrate in particolare in quel di Khartoum, la capitale del Sudan, alimentate da numerose associazioni, a cominciare dalLa SPA, la Sudan Professionist Association: «Chiediamo al nostro popolo di tutta la capitale e della regione circostante – il comunicato – di recarsi immediatamente nell’area del sit-in e di non andarsene da lì fino alla nostra prossima comunicazione». I militari hanno anticipato che a breve verrà fatto un “importante annuncio”, e con grande probabilità verrà comunicata la fine del “regime” del presidente Bashir.