Nella giornata di oggi, un giudice federale dell’Alabama ha rinviato di 60 giorni l’esecuzione di un detenuto nel braccio della morte, Christopher Lee Prince, condannato alla pena capitale per aver commesso un omicidio nel Natale del 1991. Il condannato aveva ucciso con una spada un ministro durante un furto in casa. A due ore dall’iniezione letale, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, era giunto l’inatteso rinvio, confermato poi dalla corte d’Appello anche se l’attorney general dell’Alabama ha chiesto alla Corte suprema di negare il rinvio e dare il via libera all’esecuzione. E così, dopo ore, è giunta anche la conferma della Corte suprema che, come spiega la Cnn ha confermato che l’esecuzione di Price dovrà andare avanti. Decisione giunta tuttavia dopo che la condanna a morte per l’uomo era scaduta a mezzanotte. Ciò significa però che l’Alabama dovrà chiedere ai tribunali statali una nuova data di esecuzione per l’uomo condannato a morte. Uno dei giudici liberali ha così scritto un furioso dissenso asserendo: “Se qualcuno dubita che le condanne a morte negli Stati Uniti possano essere eseguite in modo arbitrario, lasciate che la persona in questione esamini le seguenti circostanze così come sono state presentate questa sera alla nostra Corte”.
PENA DI MORTE IN ALABAMA: PENA SOSPESA, MA CORTE SUPREMA CONFERMA SENTENZA
La difesa di Price aveva obiettato il protocollo di iniezione letale previsto in Alabama sostenendo che in passato erano risultate delle esecuzioni malriuscite e che gli avrebbero causato gravi dolori. Per questo era stato chiesto il metodo dell’ipossia per nitrogeno, un sistema accettato dallo Stato ma mai utilizzato. Nonostante il rinvio, la corte suprema ha ritenuto che Price avesse atteso troppo tempo per presentare il suo reclamo. Pare che in Alabama i detenuti nel braccio della morte già dal 2018 avrebbero potuto scegliere di essere giustiziati tramite ipossia di azoto, ma l’uomo non l’avrebbe mai richiesto. “Ha poi aspettato fino al febbraio 2019 per presentare questa azione e ha presentato prove aggiuntive oggi, poche ore prima del suo tempo di esecuzione previsto”, ha commentato la maggioranza della corte. Quello di Price rappresenta il quarto discusso grande caso di pena di morte di questo anno che ha portato a dividere i giudici della Corte suprema.