Il 27 gennaio del 2001 la Piazza Grande di Lima era colma di folla. Giungevano da ogni parte, in pullman cigolanti, in auto che stavano insieme per quella sorta di miracolo meccanico tipico di tutte le società andine e pacifiche (del Pacifico) e soprattutto a piedi, su carretti dove grappoli di bambini urlanti a festa inseguiti da madri con grandi fazzoletti bianchi simili alle bandane che i loro uomini avevano strette in testa. Si disse si leggeva APRA, oppure Haya, l’abbreviazione di Haya De La Torre: il fondatore di quello che allora era ancora il più grande partito non solo peruviano ma latino americano, nato dalle grandi lotte per la “reforma universitaria” degli anni venti del Novecento che sconvolse le élite intellettuali latino-americane e soprattutto peruviane e andine.
Haya de La Torre, con José Carlos Mariátegui, è il più importante pensatore politico latino americano e il suo partito, nazionalista democratico e proto-socialista, nemico della borghesia compradora si è coperto di gloria nelle lotte per la liberazione delle classi medie latino americane. Uno splendido libro di Juan Carlos Portantiero edito negli anni settanta per Siglo XXI, la grande casa editrice messicana, lo illustra, quel movimento fondativo delle forme politiche sud americane con rara efficacia.
La piazza San Martin di Lima era gonfia di folla perché si era sparsa la notizia che Alan Garcia, ch’era già stato presidente del Perù dal 1985 al 1990 era tornato dall’esilio di dieci anni circa a cui l’ aveva costretto il dittatore Fujimori, tristemente famoso per le squadre militari che la sua dittatura aveva ispirato e per la lotta sanguinaria che contro la sua dittatura e contro tutto il movimento democratico e socialista peruviano condusse il terrorismo di ispirazione maoista. Alan Garcia fu costretto all’esilio sino a quando la dittatura di Alberto Fujimori crollò nel 2000 per il discredito internazionale in cui cadde e per la perdita del sostegno nordamericano.
Fujimori segnò una svolta importante non solo per il Sud America perché inaugurò di fatto una sorta di neo populismo plebiscitario non più radicato nelle organizzazioni intermedie del collateralismo sociale come il populismo precedente, ma nel neo bonapartismo con l’appoggio delle forze armate e di parte delle classi medie. Il socialismo XXI secolo di Chávez è una versione di origine socialista di questo processo di de-collateralizzazione da una lato e di militarizzazione dall’altro. Una variante di un processo sociale e politico assai simile morfologicamente. Alan Garcia fu sconfitto nelle elezioni successive del 2001 che seguirono a quella straordinaria manifestazione del gennaio dello stesso anno a cui io assistetti con un altro amico scomparso: Jan Carlos Torre segretario della Flacs, l’allora ancora attiva Federazione Americana delle Facoltà Universitarie degli Studi Economici e Sociali che univa tutte le università latino americane e che era il lascito del “movimiento per la reforma” che ho citato prima.
L’emozione fu profonda per me. Giustamente quel discorso di Alan Garcia si trova ancor oggi su Youtube come il “Mejor discurso del mundo” con milioni di “lettori” ed è di una bellezza senza fine, con quella famosissima citazione di Calderon De La Barca. Si vedono – in quel video – i bambini che con lui si erano arrampicati su quella sorta di carrucola che usano i muratori per dipingere le mura e che i canonici della Cattedrale di Lima avevano aiutato ad allestire e a collegare con delle corde alle infrastrutture dei lavori in corso sulla facciata della chiesa.
Alan Garcia è stata una vittima delle persecuzioni giudiziarie iniziate in Brasile anni or sono contro il PT di Lula e che sono condotte con grande spregiudicatezza dalle “forze profonde” dello stato nordamericano. La recente svolta a destra dell’intero subcontinente, e il crollo del Venezuela militarizzato, ha ampliato la forza del tentativo di ri-vertebrazione neo-giudiziaria promossa dagli Usa con le campagne anticorruzione (l’esportazione ben riuscita ma con protagonisti politici – di destra – diversi da quelli italiani – di sinistra).
Questo tentativo di ri-vertebrazione non è una ri-statualizzazione, ma una superfetazione poliarchica tecnocratica di natura mediatico-democratica, che consegna gli stati a tecnocrazie militari ed eterodirette insieme.
Questo processo, che si sta imponendo in tutte le repubbliche sudamericane con un modello sempre simile a quello italiano degli anni novanta del Novecento, pone l’interrogativo su come lo Stato si riconfigurerà di fronte alle nuove sfide economiche, prima su tutte il crollo del sistema economico a forte de-statualizzazione brasiliano che va incontro a una recessione internazionale di inaudita violenza.
La reazione degli anni novanta del Novecento con distruzione dei partiti di massa avversi alle privatizzazione da globalizzazione subalterna, che iniziò in Europa negli stessi anni si è oggi spostata in America Latina e si sposterà prossimamente in Asia e in Africa. Essa è il frutto dell’emersione universale della poliarchia non democratica ma repressiva via magistratura e via antropologia negativa dell’umano. Va segnalata qui l’eccezione nordamericana “in casa propria”, così ben spiegata da Theodore Lowi: essa continua a vedere la riproduzione, nella variante mista di caciquismo proliferante su vastissime aree rank and file, dei partiti di massa.
Ortega y Gasset, in Espana invertebrata, aveva bene descritto, profeticamente, la situazione politica attuale del pianeta.
Alan Garcia si è ucciso con un colpo di fucile nella sua casa di Lima il 17 aprile del 2019 prima che la polizia lo consegnasse ai carnefici della plebiscitaria orgia giurisprudenzialista, per sfuggire al ludibrio di contumelie e di offese alla sua dignità di leader politico indiscusso. La sua memoria rimarrà intatta.