Oggi la cristianità celebra la Santa Pasqua, ma in Ucraina si tiene il ballottaggio per l’elezione del nuovo presidente. L’Ucraina è un Paese a maggioranza ortodossa e la liturgia della Chiesa ortodossa segue ancora il calendario giuliano e non quello gregoriano, non avendo accolto la riforma di Papa Gregorio XIII nel 1582. Per gli ortodossi, quindi, la Pasqua cade la domenica seguente, 28 aprile.
Il ballottaggio di domenica è tra il presidente uscente, Petro Poroshenko, e Volodymyr Zelensky, il commediografo e attore che nella prima tornata delle elezioni presidenziali ha, con una certa sorpresa, superato Yulia Timoshenko, protagonista della “Rivoluzione arancione” del 2004 e due volte primo ministro. Il successo di Zelensky è attribuibile all’ampia insoddisfazione verso questi cinque anni di Poroshenko, a partire dagli scarsi esiti per la popolazione delle varie riforme, richieste peraltro da organismi internazionali per concedere i finanziamenti necessari alla sopravvivenza dello Stato. Anche la lotta alla diffusa corruzione non sembra aver dato risultati consistenti e lo Stato sembra comunque essere rimasto in mano alla casta degli oligarchi, di cui fanno parte anche Poroshenko e la Timoshenko. Lo stesso Zelensky, peraltro, è stato accusato di essere appoggiato da Ihor Kolomoysky, l’oligarca proprietario della catena che ospita le sue apparizioni televisive.
L’affermazione di Zelensky indica la ricerca di qualcuno “fuori dai giochi”, di un cambiamento nella gestione del Paese per la quale si è disposti ad accettare un non politico come l’attore, che ha impersonato il ruolo di presidente solo in una serie televisiva. Per questo viene etichettato come “populista”, inesperto e con un programma piuttosto vago, al quale si oppone Poroshenko che, con le sue ultime uscite di “uomo forte” verso Mosca, si presenta come campione del patriottismo ucraino.
Una differenziazione che è riscontrabile anche nei voti espressi nella prima tornata: Poroshenko ha vinto nell’ovest del Paese, dove più forte è il sentimento nazionale e il desiderio di difendere la propria indipendenza dalla Russia; Zelensky ha vinto nel sud-est, dove vive una maggioranza di russofoni che vogliono difendere la loro identità, pur dentro l’unità dell’Ucraina. Lo sfidante ha infatti cercato di delineare un futuro per il Paese che ne rispetti la composizione non unitaria da un punto di vista etnico e linguistico, essendo tra l’altro lui stesso di origini ebree. Zelensky ha però riaffermato pienamente l’unità dell’Ucraina e la sua indipendenza, chiedendo la restituzione della Crimea all’Ucraina e il ritiro dei russi, ma sembra rendersi conto della necessità di trattare con Mosca, anche per porre fine alla guerra nel Donbass.
I sondaggi danno vincente Zelensky, ma molti commentatori segnalano come la situazione sia molto complessa e ritengono difficile fare previsioni sull’esito del ballottaggio. Il presidente uscente ha dalla sua le forze armate e i servizi di sicurezza, molto importanti in Ucraina, ma all’interno di questi apparati, come dello stesso governo, vi sono molte fratture. Poroshenko negli ultimi tempi ha anche cambiato diversi governatori provinciali e non è detto che ciò non possa porgli problemi a livello locale.
Inoltre, gli ucraini saranno chiamati ancora alle urne il prossimo ottobre per eleggere il nuovo Parlamento e, in una situazione estremamente fluida come quella ucraina, ci si possono attendere altre “novità” come quella di Zelensky. Sperando che dall’esterno, da Est e da Ovest, ci si astenga dall’interferire.