Il primo di una – forse – lunga lista di colloqui sulla Brexit tra la Premier May e il leader dell’opposizione Corbyn è andato bene, parole del n.1 Labour «l’incontro è andato molto bene. È benvenuta la volontà della Premier di scendere a compromessi». L’apertura improvvisa era giunta ieri sera in Parlamento, quando il Governo Tory dopo una riunione fiume di oltre 8 ore aveva sostanzialmente riconosciuto che l’unico modo per evitare il no-deal era provare un accordo interno in Parlamento per “escludere” i franchi tiratori e chiedere così un rinvio/proroga all’Unione Europea per concordare al meglio il divorzio iniziato col Referendum nel giugno 2016. Nel frattempo però, dopo il riavvicinamento tra Tory e Labour, un altro sottosegretario del Governo alla Brexit – Chris Heaton-Harris – si è dimesso per sottolineare il totale dissenso dall’apertura della premier Tory a un accordo trasversale per una Brexit “soft” con Corbyn.
JUNCKER “AVVERTE” IL REGNO UNITO
Per l’ex sottosegretario dopo il no della May ad un divorzio senza accordo – e da qui l’apertura al Labour – ormai il suo lavoro «è irrilevante. Il Regno Unito avrebbe dovuto lasciare l’Ue il 29 marzo, non si può sostenere un ulteriore rinvio della Brexit». Il Parlamento è sempre una polveriera e tutto è ancora in “bilico” in attesa di capire cosa emergerà dai colloqui May-Corbyn: intanto dall’Ue arrivano novità non propriamente “distensive” in merito alle richieste (confuse) del Regno Unito, «Abbiamo qualche giorno in più, se ci sarà una maggioranza sostenibile del Parlamento del Regno Unito sull’accordo di ritiro entro il 12 aprile, allora la Ue è pronta ad accettare una proroga di Brexit. Se la Camera dei Comuni non si pronuncerà, nessuna proroga breve sarà possibile, perchè questo minaccia il buon funzionamento dell’Unione europea e le stesse elezioni europee» ha fatto sapere il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker intervenendo all’Europarlameto. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel si lavorerà fino all’ultimo per evitare il no-deal: «evitare una Brexit caotica è nell’interesse dei britannici ma, soprattutto, nel nostro interesse. Sono in atto degli sforzi importanti, ma allo stesso tempo rileviamo che ci sono idee diverse sul tavolo»,