Non sono bastate le forti polemiche che da ogni parte del mondo si sono sollevate contro il Brunei e non è bastato neanche l’appello umanitario lanciato da George Clooney (e non solo) per boicottare gli hotel di extra lusso che possiede il Sultano del piccolo Paese asiatico nell’Isola del Bormeo: da oggi, 3 aprile, la Sharia diventa legge totale in Costituzione e perciò gay, adulteri o semplici “contravventori” della fede musulmana potranno essere condannati alla pena di morte per lapidazione. La popolazione del regno di Haji Hassanal Bolkiah è ora soggetta ad una serie di “leggi draconiane” dopo che già nel 2013 era stata inizialmente introdotta la Sharia contro la parte della popolazione musulmana (che è la stragrande maggioranza in Brunei). Nuove punizioni severe contro chiunque commetta reati considerati contrari alla “legge di Dio” (Sharia):  lapidazione per tutti gli omosessuali e gli adulteri, amputazione di una mano per i ladri ma anche violento contrasto al consumo di alcool e altre sostanze illegali.



LA SHARIA APPLICATA IN BRUNEI

L’Onu e gli altri paesi mondiali non hanno sostanzialmente preso posizione attiva per provare a contrastare la svolta fondamentalista del Sultano Haji Hassanal Bolkiah; «il mio intento è quello di criminalizzare e dissuadere da atti contrari agli insegnamenti dell’islam e allo stesso tempo proteggere i diritti legittimi degli individui, delle società e delle nazionalità, indipendentemente dalla loro fede e dalla razza» si era difeso solo qualche giorno fa. La stampa libera non esiste, le critiche al Sultano tantomeno, è garantita solo una flebile libertà religiosa per il 33% della società (cinesi e indigeni del Bormeo) che non sono musulmani. Va ricordato, per puro spirito di verità, che in Brunei non si assiste ad esecuzioni capitali ufficiali dal 1957 ma il rischio è che con le nuove leggi anti-umane e aderenti alla Sharia ben presto saremo qui a commentare i primi esiti nefasti di tale modifica “costituzionale”. «Essere omosessuale in Brunei è molto diverso da esserlo in qualsiasi altro posto del mondo. Le persone lì si nascondono, hanno paura di essere scoperte. Non esistono luoghi o locali in cui ci si può incontrare e, naturalmente, quando si ama lo si fa di nascosto», racconta a Vanity Fair Shahiran, 40enne fuggito dal Brunei e oggi residente in Canada proprio per la repressione fondamentalista.

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