In una intervista a El Nacional è ancora Guaidó a tracciare la linea di quanto sta avvenendo in Venezuela, contro di lui e non solo: «dicono una cosa e poi cambiano la denominazione nel decreto costituzionale? Perché hanno paura. Pensano che tirando giù un decreto sfuggiranno alla responsabilità storica che hanno in questo momento». L’attacco è ovviamente contro l’Anc e chi la etero-dirige, ovvero Maduro: «credono che attaccando me e i miei collaboratori bloccheranno la speranza di cambiamento in Venezuela. Mi hanno sequestrato il 13 gennaio, e sono qui. Mi hanno detto che mi avrebbero messo in manette, e sono qui. Ieri hanno inviato paramilitari a spararci, e sono sempre qui», conclude Guaidó. Intanto si fa sentire ancora la Chiesa del Venezuela, in prima linea da mesi per chiedere nuove elezioni e soprattutto l’estendere degli aiuti umanitari ad una popolazione ai limiti della carestia: «Non c’è tempo da perdere. E’ il momento del cambiamento, chiesto dalla grandissima maggioranza dei venezuelani, per andare verso l’incontro, l’apertura delle menti e dei cuori. Profonda preoccupazione per le situazioni che si sono create, a causa dei continui blackout a livello nazionale, i quali, tra le altre cose, rendono più acuta la crisi della somministrazione e della conservazione degli alimenti e delle medicine», scrive in una nota la Conferenza Episcopale venezuelana a firma mons. Trinidad Fernandez, il segretario generale dei vescovi. Non solo crisi sanitaria definita catastrofica, ma anche profonde violazioni dei diritti umani: «il genocidio degli indios pemones e di altri indigeni nel sud del Paese, la deportazione forzata di colombiani e venezuelani», risalente alla chiusura della frontiera nel 2016, «gli arresti e le torture contro i detenuti per motivi politici, la sparizione forzata delle persone, la privazione dell’accesso al cibo e alle cure sanitarie», come spiega l’AgenSir.



IMMUNITÀ REVOCATA

La sfida finale contro l’opposizione di Juan Guaidó è lanciata e Maduro sembra non preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni al limite della legalità: l’Assemblea Nazionale Costituente (Anc), a maggioranza governativa e di pura nomina madurista, ha promulgato un decreto in cui mettono in discussione e annunciano di poter eliminare l’immunità parlamentare che copre a livello costituzionale (per ora, visto l’intervento nefasto della Costituente) il leader dell’opposizione, presidente dell’assemblea Nazionale (An, di elezione pubblica) nonché autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela (anche qui secondo Costituzione e non per imposizione dall’alto). Guaidó ha replicato subito ieri sera «l’illegittima Assemblea nazionale costituente (Anc) non ha avuto coraggio di specificare la parola ‘revoca’ nel decreto approvato. Continuano a sbagliarsi quando chiedono il plotone di esecuzione, se poi non hanno nemmeno il coraggio a mettere ‘revoca’ nel decreto». A quel punto però l’Anc torna alla carica e annunciato di aver approvato il decreto con cui si autorizza l’incriminazione e la revoca dell’immunità di Juan Guaidó. La decisione dell’Assemblea controllata da Maduro arriva dopo la richiesta del Tribunale Supremo di Giustizia (indovinate a chi fa capo…) che accusa il leader dell’opposizione di aver viaggiato in un altro Paese sotto l’egida del divieto imposto dal Governo venezuelano.



LA “ROAD MAP” IN CASO DI ARRESTO DI GUAIDÓ

Il Paese vive nell’emergenza sociale ormai da anni, mancano cibo, energia e medicine, la Russia per il momento – inviando i propri aiuti militari a Maduro – ha congelato ogni qualsiasi azione Usa-Ue (perché si rischia la guerra sul campo, quasi un unicum dopo la fine della Guerra Fredda) ma il popolo soffre la fame. E Maduro pensa nel frattempo ad eliminare chi da mesi porta in piazza ogni weekend milioni di persone per richiedere la fine del regime e l’indizione di libere elezioni. Intanto il presidente della Anc, Diosdado Cabello, nel presentare il decreto attuativo, ha sostenuto che «è formalmente autorizzata la prosecuzione del processo nei confronti del cittadino Juan Guaidó, in modo che la giustizia, d’accordo con la Costituzione e le leggi, possa incaricarsi di applicare i meccanismi previsti nei diversi codici di procedura penale». Non solo, sempre Cabello attacca a livello personale «Guaidó è il nulla e si muove con atteggiamento di sfida, ma oggi sono felici i partiti che non fanno parte del suo gruppo perché gli stiamo revocando l’immunita’, e noi ora stiamo agendo in base alla Costituzione». Il Presidente dell’An ha allora fatto sapere una sorta di “road map” qualora venisse arrestato, visto che d’ora in poi ogni momento potrebbe essere quello “buono” per il dittatore Maduro per far scattare l’arresto: «Tutte le carte sono sul tavolo compresa l’ipotesi di invocare l’articolo 187 della Costituzione (prevede nel merito una forma di cooperazione che permette l’invito di forze militari straniere nel Paese), ma sappiamo che questo dipende dai nostri alleati. A noi spetta mantenerci uniti e in mobilitazione permanente».

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