Paragona Maometto a Gesù e finisce in carcere per blasfemia. Quando si capirà che il principale problema dell’ostilità dei musulmani verso i cristiani è la profonda ignoranza religiosa dei primi? L’episodio, raccontato dal sito di difesa dei diritti umani World Watch Monitor, spiega bene perché accade questo: il Corano e le basi principali dell’islam sono scarsamente o per nulla conosciute dagli stessi musulmani. D’altro canto trattandosi per la stragrande maggioranza di persone povere, non hanno certo avuto la possibilità di studiare e le loro credenze si basano essenzialmente su luoghi comuni tramandati a voce che alla base hanno solo la voglia di cacciare i cristiani per impossessarsi dei loro beni. Come si potrebbe, se si conosce il Corano, accusare di blasfemia una persona che ha paragonato Maometto a Gesù? Secondo il Corano infatti Gesù è stato il più grande profeta esistito prima dell’arrivo di Maometto il quale non è mai stato dichiarato un dio, per cui non esiste neanche l’accusa di blasfemia.



PARAGONA MAOMETTO A GESÙ, CONDANNATO A 3 ANNI

Nonostante questo in Egitto un uomo di 43 anni, Abdo Adel di un villaggio a 200 chilometri a sud del Cairo, è stato accusato di blasfemia lo scorso luglio per aver scritto sulla sua pagina Facebook che Maometto era uguale a Gesù. I suoi concittadini sono corsi dalla polizia e l’uomo è stato arrestato con l’accusa di aver insultato il profeta e il contenuto dell’islam. Da allora è in carcere: è stato condannato a 3 anni di carcere (ne ha rischiati 5). Ma non è finita qui. Gli islamici del villaggio hanno attaccato diverse abitazioni di cristiani. In casi analoghi, i giudici egiziani condannano in primo grado l’accusato di blasfemia così da calmare le folle isteriche, poi in appello la pena viene ridotta o la persona scarcerata. Nel frattempo 90 musulmani accusati degli atti di violenza sono stati rilasciati nel tentativo di ricostruire un clima di riconciliazione nel villaggio, cosa che non è successa perché gli attacchi alle case dei copti sono continuati. I familiari dell’uomo arrestato dicono che a malapena sa scrivere e leggere e che quello che ha scritto su Facebook è causato da questo. Forse allora la vera colpa di tutto è l’invasione diabolica di questi mezzi tecnologici di comunicazione che, usati da gente povera e ignorante, costituiscono un grave pericolo.

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