Il terrorismo torna a colpire, questa volta in Egitto. E’ accaduto ieri a Giza, nei pressi delle piramidi, dove un bus in cui viaggiavano 14 turisti vietnamiti è stato investito dall’esplosione di una bomba collocata sul bordo della strada. Il bilancio è di 4 morti, tutti gli altri occupanti sono rimasti feriti. “Tentano in tutti i modi di destabilizzare il governo, ora colpendo il turismo” spiega Sherif el Sebaie, egiziano, opinionista, esperto di diplomazia culturale. “Vogliono la guerra civile, ma non ci riusciranno”.



Qual è la strategia?

Hanno tentato a più riprese la carta dei cristiani copti, sperando che gli attentati avrebbero fatto sollevare la minoranza cristiana contro il governo, ma non ci sono riusciti. Ora che in Egitto il settore turistico è in ripresa, hanno deciso di colpire i turisti e l’economia del paese.

Eppure erano due anni che non si registravano attacchi contro i turisti, l’ultimo è quello di Hurghada sul Mar Rosso nel luglio 2017, 3 stranieri uccisi.



E’ un terzo fronte, dopo quello degli attacchi contro i cristiani e contro i soldati egiziani nel nord del Sinai.

Mentre parliamo non c’è stata ancora alcuna rivendicazione.

Non ho dubbi che sia opera dello stato islamico. Assistiamo a una recrudescenza di attentati, da Strasburgo al Marocco e ora all’Egitto. E’ una conseguenza prevedibile della sconfitta dell’Isis in Siria. Tutti i foreign fighters che hanno combattuto in Siria sono pieni di rabbia per avere fallito il loro sogno di creare il califfato e ora stanno tornando nei paesi d’origine, compresi quelli europei, per fare quello in cui riescono meglio.



Perché l’Egitto?

L’Egitto è il cuore e il centro del Medio oriente, il suo paese più popoloso e militarmente più forte. Dal punto di vista culturale ha dettato e detta le mode, i gusti; fa tendenza, anche politicamente: è stato il primo paese a siglare un accordo di pace con Israele. Il sogno dei fondamentalisti è far esplodere le piramidi come hanno fatto con i Buddha di Bamiyan (distrutte dai talebani il 12 marzo 2001, ndr), sarebbe la vittoria sull’idolatria. L’Egitto è come una mela gustosa che vorrebbero addentare.

Dobbiamo aspettarci attentati tra fine anno e il natale copto, 7 gennaio?

Teoricamente sì, ma credo e spero che dopo questo attentato non succederà nulla. Non è da escludere che in origine avessero pianificato un attentato spettacolare proprio contro la minoranza cristiana, per poi ripiegare su un obiettivo più facile quando la presidenza egiziana due giorni fa ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza.

(Federico Ferraù)