In Egitto costruire nuove chiese è diventato impossibile, paradossalmente proprio grazie a una nuova legge che dovrebbe tutelare i cristiani. “Cristiani e musulmani sono amici e fratelli fino a che non viene costruita una nuova chiesa” spiega un cristiano copto egiziano al sito Mada Masr. “Appena viene costruita una chiesa, scoppiano i problemi”. La minoranza cristiana egiziana soffre da decenni discriminazioni e persecuzioni in Egitto, mai risolte nonostante ripetuti tentativi di riconciliazione da parte delle autorità. Nel 2016 è stata approvata una legge che deve riconoscere ufficialmente le quasi 5mila chiese esistenti nel paese (di cui circa 3mila appartenenti alla chiesa copta), ma a novembre 2018 di queste risultavano riconosciute solo 508. Con questi ritmi ci vorranno almeno dodici anni per riconoscerle tutte. E nel frattempo non se ne potranno costruire di nuove.



IL TRUCCO DIETRO ALLA LEGGE SULLE CHIESE

Molte di quelle esistenti sono in condizioni rovinose, ma senza la loro legalizzazione non è possibile neanche fare lavori di ristrutturazione. Il governo del presidente al-Sisi ha autorizzato la costruzione di 508 nuovi edifici religiosi, ma solo 8 di essi hanno ricevuto l’autorizzazione. Sebbene quindi la legge sia stata formulata con l’intenzione di riconoscere ai cristiani pari diritti con i musulmani, l’obbiettivo è lontanissimo, anzi secondo i cristiani il vero scopo di questa legge è di isolarli, mentre c’è bisogno di una legge che riconosca lo stesso numero di edifici religiosi tra musulmani e cristiani. Il tutto mentre sono numerosi gli attacchi e i fenomeni di bullismo nei confronti delle chiese e dei cristiani. Dopo la costruzione di una nuova chiesa copta nella città di Klum al-Raheb, si sono verificati violenti attacchi con l’arresto di 19 persone rilasciate in tempi molto brevi dalle autorità.

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