Una firma “in anticipo” sui tempi, quasi a mandare un messaggio chiaro a chi nel Global Compact non ha voluto (per ora o per sempre) aderirvi: il trattato sui migranti e la rinnovata cooperazione internazionale non viene vista di buon occhio da molti Paesi ancora, con la maggiore accusa rivolta all’Onu che riguarda la totale incapacità di gestire nel recente passato i flussi migratori proprio da parte delle Nazioni Unite. «È necessaria con urgenza una maggiore cooperazione internazionale per una politica responsabile in materia di migrazione e rifugiati. Sono perciò lieto che la comunità internazionale adotti due importanti patti internazionali: il Patto globale per le migrazioni oggi a Marrakesh e il patto globale per i rifugiati a New York», lo ha dichiarato questa mattina l’arcivescovo di Amburgo Stefan Hesse, che è anche presidente della commissione Migrazioni della Conferenza episcopale tedesca. La Chiesa cattolica, in alti prelati, si è espressa quasi unanimemente a favore del Global Compact anche se le diverse politiche negli Stati non vedono altrettanto di buon occhio alcuni aspetti dell’accordo ancora tutto da votare per intero all’Onu. «Sebbene non sia legalmente vincolante, il suo impatto non va sottovalutato poiché gli Stati che lo sottoscrivono in futuro saranno valutati in base agli standard che il Patto prevede; esso inoltre crea nuove importanti modalità di raccolta di informazioni, scambi e cooperazione», conclude ancora Hesse intervistato dall’AgenSir.



FIRMA DI 164 PAESI: ASSENTE L’ITALIA

Giunge in queste ore, durante il vertice di Marrakesh, la firma di 164 Paesi al nuovo trattato sui migranti, il noto (e discusso) Global Compact dove si conferma la mancanza per ora dell’Italia dall’adesione. Come spiega bene Rai News, il testo criticato da nazionalisti e forze anti migranti «è stato adottato con un colpo di martello, dopo la lettura, senza votazione ne’ firma, dalla conferenza intergovernativa a Marrakech»: quella in Marocco è la tappa di avvicinamento “ufficiosa” al voto di ratifica dell’Assemblea generale dell’Onu, in programma il prossimo 19 dicembre a New York. È a quell’appuntamento che il Governo Conte dovrà arrivare con una risposta certa in merito all’adesione o meno al trattato Onu: «Il global compact è un percorso per prevenire la sofferenza e il caos a beneficio di tutti», ha intimato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha però anche sottolineato come «il global compact non darà alle Nazioni Unite la possibilità di imporre politiche migratorie agli stati membri e non è un trattato legalmente vincolante».



CAOS BELGIO VERSO IL VERTICE IN MAROCCO

Domani 10 dicembre e martedì 11 dicembre, l’Italia con il premier Conte non sarà presente al vertice Onu in Marocco sul Global Compact per la migrazione, ma non sarà l’unico: torna la polemica in Europa sul fronte migranti dopo che nelle scorse settimane il Ministro degli Interni Salvini aveva “bloccato” la decisione che Conte e Moavero Milanesi avevano già “promesso” mesi prima durante gli ultimi appuntamenti delle Nazioni Unite. L’accordo stilato sotto l’egida dell’Onu – che si pone l’obiettivo di garantire una gestione completa dei fenomeni migratori internazionali – non vedrà sedute a Marrakech, oltre all’Italia, anche gli Stati Uniti di Donald Trump, l’Ungheria di Viktor Orban e con diversi problemi sarà presente il premier del Belgio Charles Michel dopo le minacce mandate dal partito nazionalista fiammingo contro il Governo. Con la decisione di Michel di venire in Marocco per il 10-11 dicembre di fatto i fiamminghi hanno deciso di lasciare la coalizione, aprendo una vera crisi di Governo a 5 mesi dalle elezioni.



GLOBAL COMPACT, L’ULTIMATUM DI GIORGIA MELONI A SALVINI

Si dimetteranno tutti i membri e ministri del Governo che appartengono al N-VA rendendo il Belgio un’altra polveriera in Europa dopo le altre defezioni sul fronte immigrazione e sull’accordo per il Global Compact. Mancherà ovviamente anche tutto il Gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, oltre a Orban) ma anche Austria, Bulgaria, Croazia, Israele e Australia hanno deciso di non aderire al patto da mettere a punto sotto l’influenza dell’Onu. La Svizzera, come l’Italia, ha deciso che sarà il Parlamento a dover dirimere la firma o meno sul Global Compact e in attesa della votazione non manderà nessuno in Marocco, proprio come ha “scelto” il Governo Conte dopo la rottura interna tra Lega e ali più “conservatrici” dell’esecutivo. «Salvini promette cinque anni di governo ma le contraddizioni all’interno della maggioranza continuano a esistere. E la prima riguarda il Global compact, la sottoscrizione da parte dell’Italia del documento delle Nazioni Unite che vuole distruggere i confini nazionali degli Stati. Ancora ieri Fratelli d’Italia ha portato un ordine del giorno in Parlamento chiedendo alla maggioranza che il Governo dica formalmente, con un voto parlamentare, no alla sottoscrizione del Global compact. Quell’ordine del giorno è stato bocciato e per noi assolutamente è un segnale drammatico», ha spiegato questo pomeriggio Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, mettendo una sorta di ultimatum all’alleato nel Centrodestra. Insomma, la partita è già caldissima e non si attende altro che la calendarizzazione del provvedimento: in piena “crisi-Manovra” non è proprio il momento più “ideale” per il Governo arrivare alla possibile “frattura” ancora una volta sui migranti.