I risultati delle Elezioni politiche in Congo (svoltesi domenica 30 dicembre scorso, ndr) dovevano arrivare proprio oggi, 6 gennaio 2019 e si avrebbe dovuto sapere chi fosse il successore alla guida del Paese africano dopo il semi-regime di Kabila: ecco, ancora una volta i ritardi nell’esercizio democratico di questa travalicata nazione rendono assai difficile capire chi e come possa uscire dalla spirale di “potere” dell’ancora temutissimo ex Presidente Joseph Kabila. La pubblicazione dei risultati, attesa per oggi, è stata annullata come riportava già ieri sera Al Jazeera: «La commissione elettorale Ceni, aveva ricevuto solo il 47% delle schede di voto a partire da sabato» ha spiegato il suo presidente, Corneille Nangaa alla Reuters, e per questo motivo oggi non era assolutamente possibile conoscere i risultati della sfida elettorale che vedeva contrapposti Martin Fayulu, Felix Tshisekedi e il “delfino di Kabila”, ovvero l’ex Ministro Ramazani Shadary. Già in ritardo di due anni dalla prevista tornata di Elezioni, la data degli scrutini è stata ulteriormente prorogata per via di una larga emergenza di ebola in tutto il Congo: ora però si teme che l’ennesimo ritardo sia un modo di “temporeggiare” per il semi-dittatore perché non convinto di essere riuscito a battere l’opposizione tramite il “suo” Shadary. L’immagine che vedete qui sopra esprime forse più di tante parole: un Kabila che inquietantemente “osserva” dalla foto un seggio elettorale.
L’ALLARME DEI VESCOVI: “SERVONO GIUSTIZIA E VERITÀ”
L’Onu per ora in assoluto silenzio non ha richiesto granché alla Presidenza del Congo in merito ai troppo gravi “rischi” attorno a queste Elezioni Politiche: brogli, intimidazioni e ora l’ennesimo ritardo. Dal 1960 – anno vinse la colonizzazione e ottenne l’indipendenza – la Repubblica Democratica del Congo non ha mai rispettato appieno il suo nome ufficiale, e di fatto non ha mai avuto un democratico passaggio di poteri. La situazione odierna sembrava finalmente la “via giusta” ma ora si teme ancora un offuscamento della verità, come hanno giustamente notato i vescovi della Chiesa Cattolica che si erano resi disponibili a compiere da “osservatori” per assicurare la veridicità del voto democratico congolese. Negli scorsi giorni, la Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha dichiarato di conoscere il nome del vincitore delle elezioni presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo e ha chiesto alla Commissione elettorale (Ceni) di proclamare i risultati in “verità e giustizia”, come riporta Vatican News. «È importante notare che le irregolarità osservate non possono aver influito in modo significativo sulla scelta che il popolo congolese ha chiaramente espresso nei sondaggi», ha spiegato il segretario generale della Cenco, padre Donatien Nshole, «A tal fine – ha concluso – la Ceni è chiamata, come istituzione di sostegno alla democrazia, a pubblicare i risultati delle elezioni in modo responsabile, nel rispetto della verità e della giustizia».