Intervenendo in audizione alla Camera, il Premier Giuseppe Conte ha ammesso di aver avuto nelle ultime ore contatti diretti con i due protagonisti della guerra civile in corso alle porte di Tripoli: «in questi mesi sono stato, e sono in questi stessi giorni ed ore tuttora in contatto diretto, con i due principali attori libici, il Presidente Serraj e il Generale Haftar (con quest’ultimo nelle scorse ore ho avuto un contatto attraverso un suo emissario), così come con gli altri protagonisti del panorama politico interno». Sempre da Montecitorio, il Capo del Governo ha voluto “rendicontare” tutte le problematiche ed emergenze che sottendono la crisi libica: «Il succedersi degli scontri e l’aumento dei morti – stimati in alcune centinaia – e di feriti, ma anche degli sfollati, segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria che va scongiurato rapidamente». Non solo, per Conte l’emergenza umanitaria potrebbe riesplodere nuovamente «sui flussi migratori, così come il riaffacciarsi dello spettro dell’insorgenza terroristica dimostrato dal recente attentato perpetrato da Daesh a Fuqaha, impongono determinazione e rapidità di azione». Concludendo l’audizione, il Premier lancia un rinnovato appello ai leader Ue – specie dopo la querelle tra Francia e Salvini sul blocco alla condanna europea da parte di Parigi: «Gli ultimi sviluppi in Libia e in particolare l’escalation militare sono motivo di forte preoccupazione per l’Italia, così come lo sono e devono esserlo anche per tutta l’Europa e per l’intera Comunità internazionale. […] Il mio sostegno al governo di Accordo nazionale è andato in questi mesi di pari passo con una forte azione di ‘moral suasion’ volta a identificare ogni possibile spazio di intesa politica con gli altri attori».
FRANCIA BLOCCA CONDANNA UE AD HAFTAR
Ieri sera la Francia ha fatto un passo che potrebbe pesare e non poco nell’unità dei Paesi Europei (già non particolarmente alta in questo periodo) di fronte alla grave emergenza della imminente guerra in Libia: i diplomatici di Parigi hanno infatti bloccato il progetto di dichiarazione dell’Unione Europea che avrebbe chiesto-imposto al generale Haftar di fermare l’offensiva contro Tripoli e il Governo di Al Sarraj. La bozza del documento era quasi già pronta ieri al Servizio Esterno dell’Ue e – come racconta Repubblica – è stata fatta circolare tra tutti i Paesi mentre era in corso il Consiglio Ue sulla Brexit. Ognuno aveva tempo fino alle 21 per bloccare o dare assenso al testo ma la Francia è stata l’unica a mettersi in mezzo perché nel testo si nominava esplicitamente l’esercito di Haftar. Per questo motivo il documento oggi verrà approvato con l’ennesimo e poco efficace «invito alle parti alla moderazione». Che i rapporti tra Macron (e prima di lui Hollande) e Haftar sono ben noti ma in questo modo la Francia mette in serio pericolo l’unità di Bruxelles, con già mezzo continente convinto che la guida franco-tedesca sia qualcosa da eliminare nella prossima Commissione Ue. Secondo la Reuters – che ha anticipato la preparazione del testo – la Ue avrebbe sosteneva che «l’attacco di Haftar sta mettendo in pericolo la popolazione civile, sta danneggiando il processo politico e rischia di creare una nuova escalation con serie conseguenze per la Libia e la regione intera, incluse nuove minacce di terrorismo». Macron però si è opposto e il caos ha preso inizio..
LIBIA, LE REAZIONI DI SALVINI E DI MAIO
Inevitabile la reazione in primis dell’Italia, con il Ministro Salvini che stamane a Rtl 102.5 parte alla carica «Sarebbe gravissimo se per degli interessi economici la Francia bloccasse un’iniziativa europea per la pace in Libia, giocasse a fare la guerra e stesse appoggiando una parte che combatte. Da ministro dell’Interno non starò a guardare: stiamo approfondendo, ci sono delle evidenze purtroppo, è questione di ore». Di Maio gli fa il verso e prova a dare una versione “diversa” alla posizione dell’Italia: sempre in mattinata fa sapere come «Non servono prove di forza o altro. È inutile che qualcuno faccia il duro o dica ‘ci penso io’, questo governo l’unica cosa che deve fare è tenere in sicurezza l’Italia, le sue aziende e il mediterraneo, supportando il piano delle Nazioni Unite. Escludiamo del tutto ogni possibile intervento miliare dell’Italia in Libia, nè oggi nè mai e nè oggi nè mai sosterremo possibili interventi di altri Paesi. Non ripeteremo gli errori del passato. Una Libia bis non la vogliamo, anzi vogliamo che il processo di pacificazione in Libia sia inclusivo e intra-libico». Insomma, un tutto contro tutti che purtroppo non riesce a fare i conti con l’emergenza più grande: il rischio di una terza guerra in Libia in meno di 10 anni.