«Il blitz di Haftar è fallito. Stiamo tutti lavorando per normalizzare la situazione, affinché il conflitto si fermi»: lo ha detto poco fa il Ministro degli Interni Matteo Salvini, parlando con i cronisti alla Camera dopo l’informativa del premier Conte dal Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS). Al momento, per il leader della Lega «Non possiamo parlare di una situazione grave. Ci sono 20 mila sfollati certo, ma speriamo che il peggio sia passato» prova a “minimizzare” mentre il suo diretto Presidente del Consiglio spiegava come «Siamo molto preoccupati per la crisi libica, abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell’arrivo di foreign fighter sul nostro territorio – ha sottolineato il premier dopo l’incontro con il vice di Al Sarraj, Ahmed Maitig – Bisogna assolutamente evitare l’escalation». La polemica dei porti chiusi evidentemente si intreccia a doppio nodo con l’emergenza libica, specie dopo l’allarme lanciato da Tripoli del pericolo di fuga di jihadisti e terroristi «Con la guerra in Libia in atto centinaia di migliaia di migranti potranno raggiungere facilmente le coste europee I circa 400 prigionieri dell’Isis potrebbero fuggire», conclude Maitig. (agg. di Niccolò Magnani)



TERRORISTI E FOREIGN FIGHTERS

La crisi in Libia accelera e non è più un’esagerazione parlare di una vera e propria guerra tra le milizie dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar e il premier del governo di unità nazionale riconosciuto dall’Onu, Fayez Sarraj. Quest’ultimo, in un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera, ha richiesto l’intervento della comunità internazionale paventando un rischio clamoroso per l’Europa intera e in primis per l’Italia:” Ci sono oltre 800 mila persone, migranti africani e cittadini libici, gente arrivata di recente nei centri di accoglienza o semplicemente persone spaventate, che potrebbero cercare di raggiungere le coste italiane per fuggire all’incalzare dell’attacco delle forze di Haftar. Se la Libia diventa ancora più insicura, l’Europa deve prepararsi a subirne le conseguenze con ondate di arrivi di disperati. E le vostre polizie sanno bene che con loro possono esserci elementi criminali, oltre a unità di jihadisti pronte a colpire. Isis per ora sembra battuto, ma le sue cellule dormienti sono ancora pronte, crescono e si alimentano nel caos. Senza parlare della crisi nel settore energetico. Indubbiamente il protrarsi della guerra è destinato a investire i pozzi e i campi di gas e petrolio”.



LIBIA, SARRAJ:”800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE ITALIA”

Secondo Sarraj la soluzione al conflitto in Libia non può che essere una:”Ripeto: non c’è una soluzione militare, come invece alcuni affermano. Sono anche certo che, nonostante il prolungarsi della crisi, alla fine i libici si siederanno a parlare allo stesso tavolo. Chiedo ai Paesi che sostengono Haftar o hanno una relazione speciale col suo regime di assumersi le responsabilità storiche delle loro scelte nella consapevolezza che Haftar sta colpendo intere comunità civili nel suo piano sovversivo di rubare il potere”. In questo senso va registrata una sintonia importante con il governo italiano, come si è evinto ieri dalle parole pronunciate dal premier Conte dopo l’incontro con il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al Thani. Conte ha chiesto “il cessate il fuoco immediato e auspichiamo il ritiro delle forze dell’esercito di liberazione nazionale, Lna”, guidato da Khalifa Haftar. Il primo ministro ha aggiunto che il “confronto politico è l’unica soluzione plausibile” e per questo abbiamo “intensificato la nostra attività diplomatica”. Dunque secondo Conte chi credeva che l’opzione militare in Libia potesse dare stabilità “è stato smentito”.

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