Dopo quella del premier Conte, altre reazioni dal mondo politico nostrano sulla situazione in Libia. Categorico Silvio Berlusconi: «Un intervento armato va evitato ad ogni costo. Deve intervenire l’Unione Europea. Senza elezioni libere e democratiche, senza uno Stato di diritto, la Libia sarà sempre un pericolo per la stabilità del Mediterraneo, che è il confine meridionale dell’Europa». Queste le parole del forzista Matteo Perego: «Bisogna fare il possibile per stabilizzare la Libia attraverso un dialogo corale e costruttivo (non per via militare). L’Ue deve superare personalismi e agire come comunità: una #Libia instabile = Mediterraneo non sicuro = Europa compromessa». Infine, il tweet di Laura Boldrini: «La situazione in Libia si fa sempre più grave e sua instabilità mette a rischio tutta area del mediterraneo Il Governo, che dopo la conferenza di Palermo ci aveva parlato di una svolta nel Paese, non continui a far finta di niente e venga immediatamente a riferire in Parlamento».



SCONTRI A FUOCO AD AIN ZARA

Alta tensione in Libia dove il generale Haftar e il suo esercito stanno portando avanti un’avanzata con l’intento di conquistare Tripoli, la capitale della nazione, con il rischio di una nuova guerra civile dopo quella avvenuta nel 2011. Le ultime notizie, riportate dall’agenzia Ansa, raccontano di scontri nei pressi di Ain Zara, quartiere sud-orientale di Tripoli, a dodici chilometri in linea d’area dal centro della città. Da una parte gli uomini fedeli a Kahlifa Haftar, e dall’altra le forze a difesa del premier Fayez al Sarraj. Scontri che sono segnalati dalla pagina Twitter “Special Monitoring Mission to Libya” (Smm), che sta rilanciando praticamente in tempo reale video e foto dell’emittente 218tv. Intanto il personale italiano dell’Eni di stanza in Libia è stato evacuato in via precauzionale. La nota azienda petrolifera si trova presso il giacimento di Wafa, in Tripolitania, nonché più a sud, ad El Feel. Come riferito da un portavoce dell’Eni all’agenzia AdnKronos: «La situazione nei campi è sotto controllo e stiamo monitorando l’evolversi della situazione con molta attenzione. Il gruppo petrolifero italiano – aggiunge il portavoce – non ha personale attualmente presente a Tripoli». L’evacuazione è avvenuta in accordo con la Farnesina. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LIBIA, HAFTAR AVANZA VERSO TRIPOLI: EVACUAZIONE ENI

Haftar continua la sua avanzata verso Tripoli, Serraj riprende il controllo dell’aeroporto: grande preoccupazione per la situazione in Libia, con Eni che ha deciso di evacuare il personale italiano in raccordo con la Farnesina. «Decisione precauzionale» fanno sapere da Eni, con la Presidenza del Consiglio che pochi minuti fa ha diramato una nota ufficiale: «Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto stamani una conversazione telefonica con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il Presidente Conte ha espresso la sua preoccupazione per gli ultimi sviluppi in Libia, preoccupazione fortemente condivisa da Guterres che ha da poco lasciato il Paese libico al termine di diversi incontri, tra cui quello con Haftar». Si legge poi nel comunicato: «Il Presidente Conte ha ribadito il forte sostegno italiano al processo di transizione politica guidato dalle Nazioni Unite, considerato il percorso più efficace e sostenibile per giungere alla definitiva pacificazione e stabilizzazione del Paese a beneficio dell’intero popolo libico. Il Presidente Conte e il Segretario Generale Guterres rimarranno in stretto raccordo nei prossimi giorni. La ripresa di un effettivo dialogo tra le parti rimane l’obiettivo condiviso dalla Comunità internazionale, che già in vari formati – come da ultimo ieri nella dichiarazione dei Ministri degli Esteri del G7 – si è espressa in tal senso». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SERRAJ ALL’ANGOLO, ONU IN RITARDO

Sono ore forse cruciali per il destino della Libia, con l’avanzata delle truppe fedeli al generale Haftar che prosegue in una marcia d’avvicinamento verso la capitale Tripoli che rischia di fare da preludio allo scoppio di una nuova guerra civile dopo quella che travolse il Paese nel 2011 e portò alla deposizione del Colonnello Gheddafi. Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’Onu ha espresso “profonda preoccupazione” per l’escalation di violenza che sta interessando l’area a pochi giorni dalla Conferenza che dovrebbe stabilire il rapporto fra le varie parti in causa in vista delle prossime elezioni. L’ambasciatore tedesco all’Onu, Christoph Heusgen, presidente di turno per il mese di aprile del Consiglio, leggendo una dichiarazione dopo il briefing a porte chiuse dell’inviato speciale Onu per la Libia, Ghassan Salame, ha dichiarato:”Si chiede alle forze dell’Esercito Nazionale libico di fermare tutti i movimenti militari”. Secondo Heusgen, questa situazione “rischia di compromettere la stabilità della Libia e la prospettiva di una mediazione Onu e di una soluzione politica complessiva della crisi”.

LIBIA, HAFTAR VERSO TRIPOLI

Mentre l’attività diplomatica compie dei passi (tardivi) nel tentativo di riportare l’ordine in Libia, quella militare sembra destinata a proseguire e a provocare uno scontro forse definitivo tra le milizie di Bengasi fedeli ad Haftar e le truppe che rispondo agli ordini di Fayez Serraj, capo dell’unico governo riconosciuto dalle Nazioni Unite. Quest’ultimo ha dato mandato di usare le forze se necessario ma allo stesso tempo ha dato prova di non avere il controllo completo della situazione quando si è detto disposto ad incontrare Haftar a Ginevra. Il generale, però, non ha accettato l’invito, segno che il dialogo non gli interessa ed è convinto di poter ottenere bottino pieno senza essere costretto a trattare. Secondo diversi analisti, dietro l’escalation di Haftar potrebbe esserci il sostegno della Francia, Paese che in questi anni ha visto nel generale il suo punto di riferimento nell’area. A restare spiazzata, di contro, potrebbe essere l’Italia, che ha nella Libia una delle sua aree di maggior interesse geopolitico.