Nuovo colpo di scena nel conflitto a fuoco continuo e ancora un aeroporto protagonista: si tratta dello scalo internazionale di Mitiga, l’unico rimasto funzionante nel Paese nordafricano, fatto soggetto di numerosi raid dalle forze armate di Haftar in queste ultime ore tanto da costringere il Premier Al Serraj a chiudere l’intero aeroporto. Lo scalo si trova nell’area est di Tripoli e finora era rimasto l’unico punto di accesso ufficiale via aerea dell’intera Libia: ora è isolato e soprattutto danneggiato nell’area delle piste d’atterraggio. Non pare vi siano vittime al momento, con le forze pro-Serraj che fanno sapere in una nota a Sky News Arabia «L’aviazione golpista ribelle ha bombardato l’aeroporto internazionale di Mitiga minacciando la sicurezza del traffico aereo e mettendo in pericolo la vita dei civili nella capitale». Stando all’ultimo rapporto umanitario dell’UNHCR, solo nella città di Tripoli sono stati sfollati circa 2800 civili dopo i primi scontri di questi giorni: «la maggior parte delle famiglie sfollate hanno potuto trovare rifugio da parenti nelle zone più sicure del Paese mentre altri si sono accampati nel campo di Tajoura. Chiediamo a tutte le parti di garantire la sicurezza di coloro che sono bloccati nelle zone degli scontri portandole in un luogo sicuro». A livello internazionale due gli appelli registrati nelle ultime ore di guerra: ‘Lady PESC’ Mogherini da Bruxelles lancia nuovo invito ai duellanti libici «Ue sollecita la tregua umanitaria». La Russia dal canto suo invita invece «tutte le parti alla tregua e al cessate il fuoco» come già ripetuto anche da Arabia Saudita e Usa.



FRANCIA, “NON SAPEVAMO DEL PIANO DI HAFTAR”

Da Parigi arrivano i primi commenti ufficiali dopo le polemiche sul loro ruolo “ambiguo” nello scontro in corso tra Haftar e Serraj in Libia: «La Francia non era in alcun modo al corrente delle intenzioni del generale libico Khalifa Haftar di marciare verso Tripoli» e assicura di non avere in merito nessun «piano segreto» preparato da tempo. Insomma, Macron allontana tutte le accuse che i partner europei e gli Usa hanno rivolto loro – in maniera più o meno ufficiale – da quando è scattata l’offensiva di Haftar (non nuovo a “colpi di testa” del genere in passato, ndr) per il controllo della capitale libica. «L’urgenza in Libia è proteggere la popolazione civile, ottenere il cessate il fuoco e rimettere gli attori libici intorno al tavolo» ha spiegato alle agenzie internazionali la fonte del Governo francese assicurando di come Parigi non era per nulla a conoscenza delle operazioni di Tobruk; al contrario, l’intenzione è quella di «continuare a mettere il governo di Serraj al centro del gioco e tentare di giungere al termine del processo politico negoziato ad Abu Dabi a fine febbraio». Nel frattempo, sul campo di guerra le forze del Governo nazionale hanno respinto l’avanzata dell’esercito di Haftar all’interno dell’aeroporto a sud di Tripoli: lo rilancia il corrispondente di al-Jazeera, secondo cui le milizie della Libia orientale hanno abbandonato le proprie armi.



32 MORTI NELLA GUERRA IN LIBIA

Dall’inizio del conflitto civile in corso alle porte di Tripoli, in Libia ci sono stati già 32 morti e più di 50 feriti: lo ha reso noto il Ministro della Sanità del Governo di accordo generale (quello guidato dal Premier Al Serraj) annunciando il primissimo bilancio parziale dopo l’inizio dell’offensiva delle truppe del Generale Haftar. Da Tobruk alla conquista di Tripoli, la Libia è tornata al centro dell’emergenza mondiale con la lotta intestina che purtroppo non vede all’orizzonte nulla di buono: ieri è stata ignorata per ben due volte la richiesta di tregua umanitaria di sole 2 ore per poter soccorrere i civili e portare i feriti negli ospedali. Entrambe le milizie sostengono (o meglio, provano a dimostrare) di essere forti abbastanza per poter sconfiggere in breve tempo il nemico e nella complessa partita a scacchi giocata da Serraj e Haftar intanto la gente muore. La maggior parte delle vittime siano civili, anche se non ne ha precisato il numero dal Ministro Ahmed Omar: lato Haftar, la comunicazione dei morti si ferma a 14 ma già nella notte nuovi razzi lanciati contro Tripoli potrebbero aver generato nuovi tragici bilanci. Come riporta l’AnsaMed, l’aviazione del governo di Tripoli ha condotto nelle ultime ore un raid contro la base aerea di Al-Wattiyah, a sud-est di Tripoli verso il confine tunisino, controllata dell’Esercito nazionale libico di Haftar.



LE DIMISSIONI DEL VICE DI AL SERRAJ

Gli appelli al cessate il fuoco arrivati dall’Onu non sono serviti a niente finora e la stessa comunità internazionale vive ore di tensione anche per l’ambigua posizione della Francia che da un lato appoggia la richiesta di pace e dall’altro però ha sempre sostenuto in gran parte le milizie di Haftar, lasciando all’Italia (e al resto dell’Unione Europea) il “sostegno” per Al Serraj e il governo riconosciuto. La partita è assai delicata e dagli Stati Uniti giungono i primi commenti di profonda preoccupazione per la guerra civile in atto: «chiediamo uno stop immediato dell’offensiva contro la capitale lanciata dal generale Khalifa Haftar. Abbiamo fatto chiaramente sapere che ci opponiamo all’offensiva militare delle forze di Haftar e chiediamo la sospensione immediata delle operazioni contro la capitale libica» ha fatto sapere il Segretario di Stato Mike Pompeo. Come chiedeva anche Salvini, gli Usa confermano che non c’è nessuna soluzione militare al conflitto in Libia. Intanto il vice di Al Serraj, Ali Al-Qatrani, ha annunciato le sue dimissioni e ha espresso il suo sostegno all’operazione dell’Esercito nazionale libico (Lna) a Tripoli: lo stesso ex Ministro passato con Haftar ha accusato il suo Presidente dicendo che è «controllato dalle milizie e tale azione condurrà la Libia solo verso ulteriori sofferenze e divisioni. Attraverso l’incoraggiamento di queste milizie, Sarraj ha violato l’accordo politico sulla Libia abusando dei privilegi concessi a lui come capo del Consiglio presidenziale». La ‘matassa’ libica è purtroppo sempre più intricata..