L’Onu si arrende e tramite l’inviato a Tripoli Ghassan Salamè fa sapere di avere annullato (con rinvio a data da destinarsi) della conferenza di pace in programma tra il 14 e il 16 aprile a Ghadames. Lo scontro tra Haftar e Sarraj non rende possibile un tentativo di distensione nel breve tempo, come ammesso dallo stesso inviato «sono più che mai determinato a tenere la conferenza appena possibile. Ma non possiamo permetterci di rovinare questa storica opportunità e nello stesso tempo non possiamo chiedere agli invitati di partecipare alla conferenza mentre l’artiglieria spara e vengono effettuati raid». Il Segretario Generale Guterres è tornato ancora oggi a chiedere la “fine immediata” delle operazioni militari, scena quanto mai vana esattamente come le finora “inutili” richieste della Commissaria per le Politiche Estere dell’Ue, Federica Mogherini: «Guterres ha esortato ad una de-escalation per prevenire una guerra totale tra le forze del generale Haftar e quelle del consiglio presidenziale di Tripoli», si legge nella nota ufficiale riportare dal portavoce Stephane Dujarric. Intanto a “frenare” l’avanzata del generale ci sta pensando, paradossalmente, l’Isis che intende approfittare del “vuoto” di forze militare a protezione delle aree centrali della Libia: continuano gli scontri nel distretto di Giofra facendo ben intuire – anche alla stessa comunità internazionale – che l’emergenza in Libia non è poi così “diversa” da quella che ha sconvolto il Paese verso la fine dell’era Gheddafi (e di cui ancora oggi paghiamo tutti le conseguenze, ndr).



GUERRA IN LIBIA, L’ITALIA “SCEGLIE” SARRAJ

Mentre gli scontri in Libia continuano e la tensione è sempre più alle stelle nel Paese nordafricano, l’aeroporto internazionale Mitiga di Tripoli ha riaperto solo parzialmente i propri voli dopo l’attacco sferrato nelle scorse ore dalle forze armate del Generale Khalifa Haftar contro il Governo nazionale del Premier Al Sarraj: al momento riaperti sono solo i voli notturni con il via libera ad un atterraggio di un aereo di linea. Nel frattempo sul fronte politico, si registra la telefonata nelle scorse ore del Premier Giuseppe Conte al collega Al Sarraj: «Il perseguimento di tutti coloro che commettono crimini di guerra, portandoli davanti alla magistratura locale e internazionale», riporta l’ufficio stampa del premier libico, con il leader che ringrazia «Conte e il governo italiano affermando la determinazione a resistere a questa aggressione di Haftar con tutta la nostra forza». Di contro, il Presidente francese Emmanuel Macron ha pure lui intessuto una serie di chiamate tra il Segretario Onu Guterres, lo stesso Al Sarraj e il generale maresciallo del LNA: «non c’è soluzione militare al conflitto libico», è quanto si legge in una nota diffusa a tarda notte dall’Eliseo.



SI SONO ARRESTI 34 SOLDATI DI HAFTAR

«Conte ha affermato il rifiuto categorico da parte dell’Italia di questo attacco che destabilizza, che ha colpito l’aeroporto civile e che minaccia la vita di civili», fa sapere ancora Al Sarraj che infine si è appellato «alla fine immediata di questa operazione militare chiedendo che le forze di Haftar tornino alle postazioni da cui sono partite». 3400 sfollati, più di 30 morti e quasi 70 feriti sono i primi numeri impressionanti di questi pochissimi giorni di guerra in Libia che purtroppo “promettono” di crescere ancora nelle prossime settimane se nulla verrà fatto a livello internazionale. Nel frattempo, una notizia inquietante arriva dalla regione centrale della Libia: un gruppo di terroristi dell’Isis sono fuggiti la scorsa notte nel villaggio di Al Fuqaha nel distretto di Kufra, riporta Repubblica stamane. I fondamentalisti sono giunti con 15 mezzi, hanno ucciso il presidente del Consiglio locale direttamente a casa sua mentre dormiva e hanno ucciso altri che hanno tentato di opporsi alla occupazione di quel che resta dello Stato Islamico. Esattamente come qui proliferò l’Isis nel pieno della crisi libica tra 2015 e 2016, i rischi che nuovi focolai terroristici si “riaccendano” durante la guerra Haftar-Sarraj sono purtroppo di nuovo presenti.

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