La decisione, preannunciata in campagna elettorale e confermata nelle ultime ore a un importante quotidiano locale, di spostare la sede diplomatica brasiliana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, rappresenta un altro punto di contatto tra il neo eletto presidente Jair Bolsonaro e Donald Trump che, come peraltro lo stesso Guatemala, nel recente passato avevano scelto di portare le proprie ambasciate nella Capitale. Da questo punto di vita, il presidente del Brasile mostra di avere un feeling particolare con Benjamin Netanyahu, come peraltro confermano anche le sue parole circa lo spostamento della rappresentanza palestinese a Brasilia, decisione dietro la quale c’è una ben precisa volontà politica. E così, dopo aver trovato nell’amministrazione Trump una sponda mai forte come adesso, i “falchi” vicini a Netanyahu possono contare sul piano internazionale anche su Bolsonaro, di cui è attesa la visita nei prossimi mesi a rinsaldare un asse che vede alcuni dei principali Governi del mondo spostati a destra sposare la causa israeliana, delegittimando invece quella della Palestina che, come ha detto lo stesso presidente brasiliano, “per avere una ambasciata deve prima avere uno Stato…”. (agg. di R. G. Flore)
BOLSONARO, “SPOSTERO’ AMBASCIATA A GERUSALEMME”
Jair Bolsonaro l’aveva promesso in campagna elettorale e, in una recente intervista concessa a un quotidiano del Paese mediorientale l’ha confermato: “Sposterò l’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme” ha detto il neoeletto presidente al quotidiano Israel Ha-Yom, motivando la sua scelta col fatto che Israele sarebbe uno Stato sovrano e quindi “se decide quale è la sua capitale, noi concordiamo”. Infatti, proprio facendo seguito a una delle sue varie promesse fatte in campagna elettorale, Bolsonaro ha ribadito che solamente gli israeliani dovrebbero avere voce in capitolo nel decidere quale sia la propria capitale: da qui la decisione di spostare l’ambasciata brasiliana nel Paese nella nuova sede di Gerusalemme, scelta che non mancherà di suscitare polemiche e che segna un punto ben preciso in quelli che saranno i cardini della politica estera del presidente vincitore nel recente ballottaggio con Haddad.
SULLA PALESTINA, “PRIMA DEVE AVERE UNO STATO…”
Peraltro, la scelta di Bolsonaro di spostare la sede della rappresentanza diplomatica brasiliana a Gerusalemme (abbandonando Tel Aviv come già hanno fatto il Guatemala e gli Stati Uniti) fa il paio con la decisione di chiudere invece la sede dell’ambasciata palestinese che ha sede a Brasilia. Il motivo? Secondo il diretto interessato sarebbe “costruita troppo vicino al palazzo presidenziale e nessuna ambasciata può essere così vicina”: da qui la volontà di spostarla anche se, ovviamente, pure qui c’è un chiaro segnale politico che il Governo appena insediatosi vuole mandare. Tanto che lo stesso Bolsonaro, a proposito proprio della questione palestinese e del suo riconoscimento quale nazione, ha avuto modo di dire che proprio la Palestina “deve essere prima uno Stato, e solamente poi rivendicare il diritto di avere una propria ambasciata all’estero”.