Si chiama Gabriel Davidovich, è il rabbino capo d’Argentina e si trova in questo momento ricoverato in gravi condizioni: il motivo, tristemente emerso nelle ultime ore, è l’aggressione choc subita in casa dove il religioso ebraico è stato picchiato a sangue e colpito più volte in un vero e proprio raid punitivo. Il movente politico è altamente probabile, spiegano le autorità argentine, mentre ora si tenta di salvarli la vita dopo le gravissime ferite ricevute durante l’attacco di individui ancora sconosciuti: è avvenuto tutto durante la scorsa notte quando il rabbino capo di Buenos Aires, autorità culturale e religiosa del Paese sudamericano, è stato raggiunto dai malviventi in piena casa. «Sappiamo che sei il rabbino dell’Amia» gli avrebbero urlato i criminali, o almeno così riportano le organizzazioni ebraiche che hanno immediatamente denunciato il raid come uno “spregevole attacco antisemita”. Il rabbino capo dell’Amia – il centro culturale ebraico “Associazione mutuo israelita” – ha accolto più volte il Presidente dello Stato Ebraico Bibi Netanyahu quando ha visitato l’Argentina e proprio poco fa ha voluto mandare un messaggio alle stesse autorità argentine: «l’antisemitismo non deve poter sollevare la testa».
L’OMBRA DELL’IRAN E DEI KIRCHNER
L’Argentina in realtà non è così frequente dal subire atti del genere ma ci sono dei tremendi precedenti che potrebbero suggerire già una pista in merito ai possibili mandanti del vile atto intimidatorio: giusto ieri varie tombe di un cimitero ebraico sono state profanate con simboli nazisti nell’ovest del Paese (simile a quanto avvenuto in Francia giusto due settimane fa, ndr) e Davidovich aveva ovviamente condannato il gesto antisemita. È rabbino capo dal 2013 e più volte ha ricordato l’ignobile passato di quel tremendo attentato lanciato contro l’Amia nel lontano 1995: morirono 84 persone dopo un attacco terroristico lanciato contro gli ebrei di Buenos Aires, con il mistero che resta fino ad oggi non essendoci mai stato alcun condannato o fermato in merito. Addirittura nel 2015 è rimasto ucciso in circostanze assai misteriose il giudice procuratore Alberto Nisman che accusava nello specifico il governo di Cristina Kirchner di voler insabbiare le indagini dirette contro l’Iran come mandante dell’attentato antisemita. Oggi con queste nuove aggressioni il rischio forte di riaprire quel passato mai dimenticato è purtroppo assai possibile..