Quella che sembrava una “boutade” giornalistica pare trasformarsi ogni ora di più nella possibilità più concreta in Regno Unito alla vigilia delle Elezioni Europee (domani Londra vota assieme all’Olanda, ndr): la congiura dei Tory contro la loro stessa leader impelagata ancora nell’accordo sulla Brexit sembra essere ormai imminente. È in corso in questo momento la Commissione Parlamentare “1922”, quella dei conservatori più convinti contro la loro stessa leader di partito: «È finita, May stasera è fuori» avrebbero detto due parlamentari all’inviato di Repubblica pochi istanti fa. Il “golpe” pare essere servito e in questo modo Theresa May sarebbe detronizzata prima del prossimo ottobre (quando scadrà ufficialmente la Brexit, con promessa di dimissioni il giorno dopo) con una mozione di sfiducia che rivoluzionerebbe ancora una volta la Gran Bretagna a tre anni dal referendum choc sul divorzio dall’Ue. Indizi sul golpe? Oggi in Parlamento mentre la May presentava il suo quarto piano sulla Brexit, mancavano del tutto i Ministri dell’Interno (Javid), degli Esteri (Hunt) e tutti gli euroscettici Gove, Leadsom e Mordaun. Sono ore decisive e forse, una volta per tutte, la reggenza May potrebbe essere giunta al capolinea..
“GOLPE ANTI-MAY”: MA DOWNING STREET SMENTISCE
Secondo i media inglesi, vi sarebbe un “golpe” preparato a breve per far saltare la premiership di Theresa May prima del caos totale dopo l’ennesimo voto sulla Brexit pronto ad essere bocciato dal Parlamento. Stamane la notizia è circolata dal Regno Unito, costringendo Downing Street ad una smentita su tutti fronti nella nota ufficiale: «Il primo ministro è concentrata sul lavoro immediato. E ciò che le ultime 24 ore hanno dimostrato è che si tratta di un lavoro pesante». Il golpe sarebbe addirittura in casa Tory, con Boris Johnson – che già si è candidato al post-May – indiziato numero 1 ma non unico: alcuni parlamentari dei Conservatori vorrebbero cambiare le regole interne per ripresentare una mozione di sfiducia contro la sua leadership tra i Tory. Intanto, mentre continuano i fuochi incrociati in Parlamento, la leader di Governo ha ribadito che «approvare la legge di attuazione della Brexit a giugno è anche il miglior modo per consentire ai deputati di tornare a votare sulla convocazione di un secondo referendum». Durissimo il commento invece del leader Labour, Jeremy Corbyn: «Theresa May non ha ormai l’autorità per negoziare un compromesso parlamentare sulla Brexit».
CAOS BREXIT PRIMA DELLE EUROPEE
Col forte sapore di ultima spiaggia, il nuovo accordo per la Brexit verrà presentato nei prossimi giorni in vista delle votazioni in Parlamento Uk dal prossimo 3 giugno: lo ha annunciato la Premier May durante un discorso pubblico ai deputati di Londra, spiegando come tale mossa sia l’ultimo estremo tentativo di uscire dall’impasse dopo le tre precedenti bocciature dell’accordo di divorzio dall’Unione Europea che hanno tra l’altro portato il Regno Unito a partecipare, controvoglia, alle prossime Elezioni Europee. Dopo l’improvvisa conclusione anticipata dei negoziati tra Labour e Tory su un possibile accordo “ragionato” tra maggioranza e opposizione – e dopo soprattutto l’esplosione dei sondaggi del Brexit Party di Farage proprio a danno di Lab e Conservatori – la Premier May prova a “forzare” la mano e apre addirittura alla possibilità di un emendamento su un secondo referendum (pur rimanendo lei contraria di principio).
BREXIT, NUOVO ACCORDO MAY: APRE A SECONDO REFERENDUM
Secondo le anticipazioni che giungono da Londra, il piano presentato nei prossimi giorni dalla leader Tory include l’idea di una possibile temporanea unione doganale con l’Ue sino a nuove elezioni, oltre a misure ambientali e diritti specifici per i lavoratori: la May ha spiegato che creerà «l’obbligo legale per il governo di cercare un’alternativa al backstop entro il dicembre 2020», mentre il Parlamento si pronuncerà sulla temporanea permanenza nell’unione doganale. Ancora la May ha aggiunto che su questo tema «Labour e governo non sono d’accordo, quindi il Parlamento potrà risolverlo». Il punto centrale e vera novità dell’accordo prossimo sulla Brexit – con la viva speranza della May che possa passare senza tale atto – è però l’apertura ad inserire un emendamento su nuovo referendum Brexit per risolvere l’impasse di questi ultimi tre anni. «Votare no in seconda lettura vorrebbe dire votare no alla Brexit», ha ribadito la Premier inglese nel tentativo di trovare disperatamente un’apertura improvvisa dalle opposizione. Il percorso per raggiungere la Brexit «è stato più ancora difficile di quanto avessi previsto, ma sono convinto che sia necessario uscire dall’Ue con un buon accordo per fissare le basi di una forte partnership futura coi 27», ha concluso la May.