Perso il sostegno della Nuova alleanza fiamminga (N-VA) e senza il sostegno del Partito Socialista e dei Verdi per un governo di minoranza da portare avanti fino alle prossime elezioni, il premier belga Charles Michel si è dimesso. Il governo è crollato sul Global Compact, con la maggioranza spaccata dall’adesione del Paese al documento sui migranti, a pochi mesi dalle elezioni fissate per il prossimo 26 maggio 2018. Il Re Filippo gli ha chiesto di restare in carica con poteri ridotti, così da permettere ai leader degli altri partiti di incontrarsi e formare una nuova alleanza: un’ipotesi difficile vista la frattura, con la pista più probabile che resta quella delle elezioni anticipate nel gennaio del 2019. Michel, primo ministro dall’ottobre del 2014, era sostenuto da una coalizione di centrodestra composta da quattro partiti ma il tema migranti ha avuto la meglio sulla tenuta dell’esecutivo. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



GOVERNO CROLLA SUL GLOBAL COMPACT

Svolta in Belgio: è caduto il governo di Charles Michel, con il premier che ha annunciato le sue dimissioni nel corso di un discorso in Parlamento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ok al Global Compact, con la maggioranza spaccata dal documento sui migranti. Michel ha affermato: «Ho preso la decisione di presentare le dimissioni, la mia intenzione è quella di recarmi subito dal re». L’opposizione aveva minacciato una mozione di sfiducia e Michel ha deciso di accelerare i tempi facendo un passo indietro: il primo ministro si recherà dal re Filippo, che potrebbe accoglierle oppure congelare la situazione in attesa di nuovi sviluppi. Non è da escludere un ritorno alle urne in un’elezione federale all’inizio del 2019, qualche mese prima rispetto alla scadenza naturale del governo.



PREMIER BELGA ANNUNCIA LE DIMISSIONI: PAROLA AL RE

Tutto è iniziato il 9 dicembre 2018, con i ministri della N-VA, movimento nazionalista, che hanno deciso di lasciare il governo dopo l’appoggio al Global Compact. Michel aveva deciso di accettare di restare alla guida di un esecutivo di minoranza, ma le difficoltà sono cresciute esponenzialmente negli ultimi giorni: senza alleanze e senza appoggi significativi in Parlamento, il premier ha deciso di dimettersi al termine di una giornata ad alta tensione. Come sottolinea Il Fatto Quotidiano, il primo ministro era stato criticato negli scorsi giorni per aver evitato di chiedere la fiducia in Parlamento per la nuova maggioranza. A far traballare la tenuta del neo-governo sono stati socialisti e verdi, che hanno promosso una mozione di sfiducia congiunta.

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