E’ necessaria una votazione, con il seguito, per la prima volta, di un ballottaggio, per nominare ad Amburgo la nuova leader della Cdu, il partito dei cristiano-democratici di Angela Merkel. Alla fine è Annegret Kramp-Karrenbauer, un’altra prima donna di 56 anni, soprannominata per comodità anche dai tedeschi AKK, che si aggiudica con un margine ridotto la leadership per la conduzione del partito: 517 voti contro i 482 del grande contestatore della Merkel, l’avvocato d’affari milionario Friedrich Merz, 63 anni, un conservatore di destra che, secondo molti analisti, era “l’inviato speciale” di Donald Trump. Merz era stato anche capogruppo al Bundestag e “silurato” direttamente dalla Merkel.



Annegret, per vincere, ha preso anche  i voti del candidato più a destra della Cdu, Jens Spahn, 38 anni, attuale ministro della Salute, che, forse ottenendo pure qualche cosa, ha badato soprattutto, in questo modo, a riservarsi uno spazio ancora  più a destra nella Cdu, tentando una futura sorta di alternativa allo stesso Merz.



La prima impressione è comunque che la cancelliera tedesca, questa volta, dopo gli ultimi rovesci elettorali, abbia salvato la ghirba, ottenendo un’ovazione finale di oltre dieci minuti nel discorso conclusivo di mandato nel suo partito dove si era formalmente presentata come dimissionaria. E alla fine, pur con qualche problemino, pare che Angela abbia avuto ragione e successo nell’elezione di AKK, cioè della donna che le succederà  e che dovrebbe mantenersi sulla stessa linea politica, quella che in Germania viene definita “sociale” all’interno della Cdu.

Ma allo stesso tempo, c’è chi fa notare che Angela Merkel lascia una scia di “nebbia” sopra la sua Cdu. Da un lato la sua candidata Kramp-Karrenbauer ottiene una maggioranza che sfiora ma non raggiunge il 52 per cento. Insomma la Cdu appare un partito piuttosto diviso. Annegret può certamente presentarsi anche alle prossime elezioni politiche come la nuova cancelliera, ma deve pure rispettare i “patti” stabiliti da Angela Merkel con i “cugini” bavaresi della Csu, che avranno in Manfred Weber il prossimo candidato alla presidenza della Commissione europea per sostituire il piuttosto “logoro” Jean-Claude Juncker. Weber è un cristiano-sociale, che in Italia viene benevolmente definito un “bavarese europeo”, ma che per quanto si dice in Germania deve rispettare la linea della Csu che, su diverse questioni, non è tanto lontana dalle posizioni austriache, quelle bollate molto spesso di sovranismo.



Resta quindi un margine di incertezza in questa ultima vittoria della Merkel nella Cdu dopo 18 anni di leadership assoluta. Annegret Kramp-Karrenbauer ha sinora svolto il ruolo di segretaria generale nella Cdu, una sorta di “guardia di ferro” della Merkel, ma in qualche occasione non ha solo mostrato determinazione, ma anche aperto dissenso come quando le venne più o meno imposto di cambiare la coalizione Jamaica nella Saar, di fatto cacciando i liberali. Secondo voci di corridoio ci fu tra le due donne della Cdu una telefonata di fuoco.

Ora tutto sarebbe sistemato e quindi lo steso partito che recentemente, in due Länder importanti, ha perso sempre dieci punti in percentuale con un’inquietante continuità registrata nelle ultime elezioni al Bundestag, dovrebbe ritrovare la stabilità di un tempo.

Ma i “ma” sono d’obbligo, sia per il risultato della votazione di Amburgo, sia per il seguito consistente di Merz nel partito, sia per il clima generale, politico e sociale, che sta vivendo la Germania da un punto di vista finanziario e bancario, sia per una situazione di disagio economico, sopratutto nei vecchi Länder che un tempo appartenevano alla Germania dell’Est, quella comunista, dove Angela e i suoi seguaci non sono affatto benvoluti.

Infine non si può neppure trascurare l’evoluzione della situazione internazionale dei prossimi mesi. Ancora prima delle elezioni europee, banco decisivo di prova per l’Unione Europea, c’è la situazione francese che definire incerta è solo un eufemismo di comodo.

Ci sono i movimenti tellurici nella finanza e nel commercio mondiale. Quindi nei rapporti di forza, legati alle manovre di Trump, di Putin, con in più gli imprevisti della riunione a Westminster sulla Brexit, le incursioni spregiudicate della Cina in diversi continenti. Insomma, un mondo in piena ebollizione, dove il ruolo di leadership della Germania sull’Europa è sempre meno evidente e assomiglia sempre di più alla facciata di una “casa” che deve subire alcune ristrutturazioni, oltre che una buona riverniciatura.

In definitiva, uscita con un bilancio di onore e di errori dal ruolo di leader della Cdu, Angela Merkel lascia una Germania e un’Europa cariche di interrogativi dove è vietato sbagliare risposte.