Le dimissioni di Panos Kammenos da ministro della Difesa della Grecia rischiano di fare traballare il governo di Alexis Tsipras. Il Corriere della Sera sottolinea che il premier ha chiesto il voto di fiducia immediato, con il partito nazionalpopulista ed euroscettico di Kammenos, i Greci indipendenti, ha annunciato il ritiro della forza politica dalla coalizione di maggioranza, mettendo a rischio la tenuta dell’esecutivo. Il Corriere evidenzia che tra le file dei suoi deputati c’è già chi promette sostegno al patto di Prespa, relativo al nuovo nome della Repubblica della Macedonia del Nord. L’accordo entrerà in vigore subito dopo il via libera finale di Atene, con Tsipras che non ha mai escluso di porre la fiducia. Attesi aggiornamenti, tensione ad Atene… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



GRECIA, DIMISSIONI PER IL MINISTRO DELLA DIFESA

Solo 36 ore fa il Parlamento di Skopje aveva confermato e approvato definitivamente il nuovo nome “Macedonia del Nord”, dopo l’accordo storico dello scorso giugno con la Grecia di Tsipras, e ora quello stesso accordo è già messo in discussione: si è dimesso questa mattina il Ministro della Difesa di Atene (nonché principale alleato di Governo del Presidente Tsipras), Panos Kammenos. Il motivo è presto che detto, riguarda le «differenze inconciliabili con il premier Alexis Tsipras in vista del prossimo voto parlamentare sul nuovo nome della Macedonia», conferma lo stesso Kammenos in un ennesimo colpo di scena sulla vicenda del cambio nome da Macedonia a Macedonia del Nord. «La questione macedone non mi permette più di non sacrificare il mio posto», ha dichiarato il Ministro dimissionario, annunciando il “ritiro dal governo” dei membri del suo partito in una conferenza stampa nazionale sulla tv di Stato greca.



TSIPRAS “RISCHIA” SULLA MACEDONIA: PONE LA QUESTIONE DI FIDUCIA?

Il premier Tsipras ora rischia grosso con una fetta importante del suo Governo che cade davanti alle dimissioni del Ministero della Difesa, in aperto scontro sul fronte Macedonia del Nord: lo stesso Presidente del Consiglio ha annunciato che preso chiederà il voto di fiducia in Parlamento, anche se gli stessi suoi ministri vogliono prendere tempo per capire come poter riorganizzarsi dopo un “colpo” del genere come l’autocacciata di Kammenos. Giusto venerdì il Parlamento della Macedonia aveva approvato con 81 voti a favore su 120 – più dei due terzi necessari – una modifica della Costituzione per cambiare il nome in «Repubblica della Macedonia settentrionale»: lo scorso ottobre un referendum consultivo voluto da Ue, Onu, Tsipras e il Premier Macedone Zoev era stato bocciato sonoramente con il non raggiungimento del quorum al 50%. Tutto ricordiamo era cominciato con la dichiarazione d’indipendenza della Macedonia nel 1991, anche se le vere radici della contesa affondavano a numerosi secoli fa: Atene ha da sempre contestato al suo vicino Paese slavo l’uso del nome “Macedonia” perché possiede una sua provincia settentrionale con lo stesso nome. Non era una parte “qualsiasi”, bensì quella che nei tempi antichi era la culla dell’impero di Alessandro Magno: da qui lo scontro e la guerra diplomatica e non solo in tutti questi anni fino alla firma di giugno accompagnata dalla mediazione dell’Onu e dell’Unione Europea. Ora però per essere approvato del tutto l’intero iter serve anche il voto in Parlamento greco: dopo le dimissioni di Kammenos, la tenuta del Governo Tsipras è però assai più a rischio.

Leggi anche

SPILLO/ Olanda, Italia, Francia: la lunga settimana dell’Europa antisemita