Nonostante giorni di lavoro e di fatica, non c’è stato nulla da fare per Julen Rosello: il corpo del bambino caduto in un pozzo a Totalan è stato rinvenuto senza vita dopo tredici giorni. Sabato si sono tenuti i funerali a Malaga, una vicenda che ricorda molto da vicino quanto accaduto ad Alfredino Rampi nel 1981: la madre Franca ha rivelato che la vicenda le «ha riaperto una ferita». A rinvenire il corpicino del bimbo è stato Nicolas Rando, membro della Guardia Civil spagnola, che ai microfoni del quotidiano Sur ha spiegato: «Siamo riusciti a spostare la terra, lo abbiamo raggiunto e lo abbiamo tirato fuori: sono sollevato che tutto ciò sia finito. Il fatto di averlo trovato senza vita è stato terribile, ma abbiamo fatto davvero tutto il possibile».



IL SOCCORRITORE CHE HA RITROVATO JULEN: “MAI PERSA LA SPERANZA”

Prosegue Nicolas Rando nell’intervista rilasciata al quotidiano iberico: «Mi ha chiamato un amico dicendo che c’era un’emergenza: la roccia era dura e non riuscivamo a scavare». Dopo essersi detto «sollevato» dal fatto che il piccolo fosse deceduto il giorno stesso della caduta, «almeno non ha sofferto aspettando di essere salvato da qualcuno», il soccorritore ha evidenziato: «Non esistono dei turni, noi andiamo giù e basta: sono passato attraverso dei cunicoli molto stretti e molto più claustrofobici di altri in cui sono entrato. Quando ho sollevato lo sguardo ho pensato che, se fosse successo qualcosa in quel momento, sarei rimasto intrappolato lì sotto anche io». Dopo la fatica fatta per raggiungerlo, la terribile scoperta della morte di Julen: «A quel punto i miei sentimenti erano contrastanti: ero sollevato per averlo trovato e per aver finito il lavoro, ma arrabbiato perché lui non era vivo».

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