Il rapporto tra eutanasia e Belgio (come per l’Olanda) non nasce certo oggi, come del resto non si scopre certo ora che la pratica della “dolce morte di Stato” in realtà ha molti effetti e conseguenze tutt’altro che “tranquilli” e accettabili. Il caso giunto alla Corte Europea dei Diritti Umani (la famosa Cedu di Strasburgo, ndr) riguarda un figlio che, davanti alla morte della propria madre (malata di depressione) proprio tramite l’eutanasia legale in Belgio, non ci sta e arriva a denuncia il suo stesso Paese per non aver protetto la vita umana fino in fondo. Bruxelles ora dovrà rispondere davanti alla Corte di Strasburgo proprio con l’accusa di “mancata protezione della vita” mossa dal professore di chimica Tom Mortier, scosso dalla tragedia occorsa nella sua famiglia: un caso che inizia nel 2012 quando la donna venne sottoposta ad eutanasia dopo richiesta della stessa per patologiche e prolungate crisi depressive.



BELGIO: 2309 PERSONE UCCISE DALL’EUTANASIA NEL 2017

Il professor Mortier accusa lo stato belga, nello specifico, «di non aver ottemperato al suo obbligo di proteggere la vita della madre non avendo rispettato le misure o la procedura prevista dalla legge del 2002, rendendo di fatto del tutto illusorie le garanzie contenute nel testo». Il ricorrente presso la Corte di Strasburgo ha poi affermato, spiega l’Ansa, come le autorità di Bruxelles non avrebbero condotto una vera inchiesta approfondita sui fatti da lui stesso denunciati: Mortier infatti accusa lo stato “eutanasico” di «mancata indipendenza della commissione che decide delle richieste d’eutanasia, dato che il medico che l’ha predisposta per la madre ne era anche il co-presidente e che la donna aveva donato 2.500 euro alla fondazione presieduta sempre dallo stesso dottore». Accuse ben specifiche in un giro molto poco “chiaro” che non risulta come una novità in diverse fondazioni e associazioni che praticano la “dolce morta” garantite dallo Stato. Nel solo 2017 le persone che sono morte tramite l’eutanasia, nel solo Belgio, sono state 2309: furono 2018 nel 2016, di questi a morire sotto iniezione letale anche tre minorenni e 12 ultracentenari.

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