Per 7 anni è stato rinchiuso “in asilo” nella ambasciata dell’Ecuador a Londra; lo scorso 11 aprile l’arresto clamoroso e ora la possibile riapertura delle indagini sullo stupro presunto commesso in Svezia: non esattamente un periodo “d’oro” per il fondatore di Wikileaks Julian Assange, al momento detenuto nelle carceri inglesi. La vice direttrice della procura pubblica, Eva-Marie Persson, ha dato l’annuncio stamane in Svezia: «Ho deciso di riaprire l’indagine, c’è ancora una probabile causa per sospettare che Assange abbia commesso uno stupro». Non solo, secondo il giudice la precedente decisione di archiviare il caso – nel 2010 e poi ancora nel 2017 una seconda volta – «non era basata su difficoltà legata alle prove, ma a difficoltà che impedivano le indagini». Il giornalista australiano, da poco “abbandonato” dalla ambasciata di Quito, ha il forte timore che anche questa nuova indagine possa aumentare le possibilità di essere poi estradato prima in Svezia e poi a quel punto negli Stati Uniti dove si attende la pena più pesante per le violazioni dei segreti nazionali tramite Wikileaks.
ASSANGE DI NUOVO A PROCESSO PER STUPRO?
Dopo l’arresto a Londra – che ricordiamo era stata scelta come meta proprio per evitare l’estradizione in Svezia – Assange è stato condannato dal tribunale di Londra a 50 settimane di carcere per aver violato i termini della libertà su cauzione del 2002: «Ora che ha lasciato l’ambasciata dell’Ecuador, le condizioni nel caso sono cambiate, sono dell’opinione che ci siano di nuovo le condizioni per portare avanti il caso», ha concluso la procuratrice nonostante Assange abbia sempre negato ogni accusa in merito al presunto stupro di due donne. All’epoca dei fatti, la procura di Stoccolma emise un mandato d’arresto che la comunità internazionale giudicò come «strumentale alla sua estradizione verso gli Stati Uniti». Nello specifico, la donna che accusa ancora oggi Assange nel 2010 raccontò di averlo incontrato prima di una conferenza a Stoccolma e lui «approfittò durante il mio sonno, stuprandomi senza preservativo»: pochi giorni dopo un’altra donna, conosciuta alla stessa conferenza, disse di aver avuto con lui un rapporto sessuale sempre non protetto. Comincia lì il botta-risposta tra la giustizia svedese e il fondatore di Wikileaks che dopo il mandato spiccato si rifugia nel 2013 nella ambasciata ecuadoriana a Londra. L’indagine era stata interrotta nel 2017, data l’impossibilità di ascoltare Assange ma con l’abbandono della protezione del Governo sudamericano, ora la procura di Svezia ha deciso di tornare alla carica e proseguire nell’indagine e possibile processo. L’attuale direttore di Wikileaks Kristinn Hrafnsson ha spiegato la posizione ufficiale dopo la riapertura del fascicolo, «è il risultato della pressione politica che circonda la vicenda, dato che nel 2010 venne appurato che nessun reato era stato commesso. Julian avra’ la chance di riabilitare il suo nome» in maniera definitiva».