Si è spento ieri, 22 dicembre, alla veneranda età di 94 anni Simcha Rotem: ma si può dire che il diritto ad una lunga vita quest’uomo israeliano se lo sia conquistato sul campo di battaglia. Simcha Rotem era infatti l’ultimo combattente in vita del Ghetto di Varsavia, il primo in Europa a ribellarsi apertamente allo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti. Era il 19 aprile 1943 quando Simcha e gli altri insorsero preferendo morire combattendo piuttosto che in una camera a gas nel campo di sterminio di Treblinka, dove i nazisti di Adolf Hitler avevano già spedito più di 300mila abitanti di Varsavia. Il nome di battaglia di Simcha era “Kazik”: a lui e a pochi e altri andò bene. La maggior parte degli insorti finì bruciata viva, quasi tutti gli altri non riuscirono a sottrarsi alla deportazione. Rotem invece sopravvisse grazie a una fuga attraverso i condotti di scarico con dozzine di compagni: come ricorda Il Fatto Quotidiano, ad aiutarli nella fuga fino alla superficie furono i lavoratori delle fogne polacche. Per questo motivo Kazik partecipò alla resistenza dei partigiani polacchi nel 1944, come segno di gratitudine eterna.
SIMCHA ROTEM, ISRAELE DICE ADDIO A “KAZIK”
Simcha Rotem è stato fino a ieri, sabato 22 dicembre, un simbolo vivente di Israele. Così non sorprende che a scomodarsi per omaggiarne la figura sia stato il presidente dello Stato Ebraico, Reuven Rivlin, che ieri ha annunciato: “Questa sera ci separiamo da Simcha Rotem, l’ultimo dei combattenti del Ghetto di Varsavia“. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, nel 2013, in Polonia per celebrare il 70° anniversario della rivolta, Kazik ricordò come nell’aprile del 1943 i 50mila ebrei che attendevano di essere smistati a Treblinka dovevano soltanto scegliere il tipo di morte al quale andare incontro. E ammise:”Ancora oggi continuo a domandarmi se avevamo il diritto di prendere la decisione di avviare la rivolta e in questo modo abbreviare la vita di molte persone di una settimana, o anche solo di un giorno o due“.