Se l’è rimangiata, forse: il ritiro delle truppe Usa dalla Siria, dopo gli sconvolgimenti che hanno provocato dopo il recente annuncio del Presidente Trump subiscono una brusca e improvvisa frenata. «Il ritiro delle forze statunitensi dalla Siria sarà effettuato in modo prudente», ha annunciato oggi il n.1 della Casa Bianca a neanche un mese dall’annuncio che scatenò una autentica reazione “isterica” della Comunità Internazionale, di Israele e di tutto il Medio Oriente. «Lasceremo il Paese a un ritmo adeguato, continuando allo stesso tempo a combattere l’Isis e a fare tutto il resto che è necessario», continua su Twitter il Presidente Usa, confermando la retromarcia che gran parte del suo staff alla Casa Bianca (almeno quelli rimasti, oggi nuove dimissioni del capo di gabinetto al Pentagono, Kevin Sweeney) richiedeva a Trump da settimane.



MISSIONE BOLTON IN TURCHIA: “GARANZIE SUI CURDI”

«Il fallimentare New York Times – ha twittato ancora Trump lanciandosi contro la stampa liberal Usa –  ha deliberatamente scritto una storia molto imprecisa sulle mie intenzioni sulla Siria. Non diversamente dalle mie dichiarazioni originali, partiremo a un ritmo adeguato continuando allo stesso tempo a combattere l’Isis e a fare tutto il resto che è prudente e necessario». Il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante la giornata di ieri aveva già annunciato come il ritiro delle truppe Usa sarà tutt’altro che “veloce”: non solo, oggi dalla Turchia dove è in missione, lo stesso John Bolton ha assicurato sull’apporto di Erdogan nel merito della gestione “curda”.  I due criteri cruciali per il ritiro delle truppe è stato garantito da Bolton, di fatto “correggendo” le parole di Trump di qualche giorno fa: totale sconfitta dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico e garanzie che le forze turche non attaccheranno i curdi, rivelatisi di fatto preziosissimi alleati degli States nella campagna contro Daesh.

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