Non è in pericolo di vita come si pensava in un primo momento, ma gli ultimi aggiornamenti circa le condizioni di salute di Gabriele Micalizzi, il fotoreporter italiano ferito ieri in Siria dallo scoppio di una granata sembrerebbero confermare che il 35enne potrebbe aver perso la vista a uno dei due occhi. A confermarlo sarebbero alcune fonti vicine ai familiari del fotografo (al momento ricoverato presso l’ospedale militare americano di Baghdad) che fa parte del collettivo Cesura Lab, fondato assieme ad alcuni colleghi e che è noto da tempo per il suo impegno e i suoi reportage soprattutto nei luoghi di guerra. A soccorrerlo subito dopo l’incidente sarebbe stato un collega della CNN che si trovava con lui all’interno di un edificio mentre documentava gli scontri tra le forze curde e alcuni miliziani dell’ISIS, prima che le schegge di un razzo sparato da un lanciagranate Rpg lo colpissero al volto e in particolar modo agli occhi. (agg. di R. G. Flore)



HA PERSO LA VISTA DA UN OCCHIO

Ha perso la vista ad un occhio Gabriele Micalizzi, il fotoreporter italiano ferito in Siria. Stava effettuando degli scatti per immortalare scene di guerra quando la scheggia di un razzo lo ha colpito in pieno volto, danneggiandogli in maniera permanente l’occhio. Inizialmente si temeva che il nostro connazionale potesse perdere la vista per sempre, ma nelle ultime ore le sue condizioni fisiche sono migliorate, rendendo la diagnosi comunque terribile ma meno tragica di quanto preventivato. Micalizzi si trovava sulla riva orientale del fiume Eufrate, quando alcune schegge di un razzo Rpg sparato dai militanti dello Stato Islamico, lo hanno investito in pieno volto: subito soccorso, è stato poi trasportato presso l’ospedale militare americano di Baghdad, dove è stato successivamente sottoposto ad intervento chirurgico. Micalizzi è un fotoreporter molto noto nel suo lavoro, e i suoi scatti di guerra sono comparsi sui principali quotidiani al mondo. Al momento dell’incidente stava realizzando un servizio a fianco di un collega che lavora presso la Cnn, e i due si trovavano su un edificio bersagliato da colpi di Kalashnikov e Rpg. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GABRIELE MICALIZZI, FOTOGRAFO FERITO IN SIRIA DA RPG

Non rischia la vita, ma potrebbe rimanere cieco Gabriele Micalizzi. Il fotoreporter è stato ferito in maniera gravissima dalla scheggia di un razzo in Siria, precisamente a Deir Ezzor, l’area in cui la coalizione guidata dagli Stati Uniti sta cercando di liberare gli ultimi villaggi dall’Isis. Stava scattando delle foto assieme ad un collega brasiliano che lavora per la Cnn, quando è stato appunto colpito da un razzo: subito soccorso è stato condotto presso l’ospedale americano nella base di Omar Field. La procura di Roma ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’accusa di attentato con finalità di terrorismo, e nel contempo la famiglia sta vivendo ore di apprensione, in attesa di ricevere buone notizie. Micalizzi era un fotografo molto noto nel suo ambiente, i cui scatti sono stati pubblicati da quotidiani internazionali come il New York Times, e vincitore del Master of Photography, talent europeo organizzato da Sky. «La sua passione è più forte di ogni altra cosa», spiega a Il Giorno Emanuela Fabbri, titolare dell’agenzia Newpress nella quale Micalizzi ha iniziato a lavorare in questo campo, «Documentare ciò che accade nelle zone di guerra è sempre stato il suo sogno». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GABRIELE MICALIZZI FERITO AL VOLTO IN SIRIA

«Rischia di perdere la vista anche se non è in pericolo di vita»: la duplice notizia, evidentemente di opposto sentimento, viene confermato anche dal Fatto Quotidiano dove solo un anno fa proprio Micalizzi aveva raccontato la sua vita da fotografo freelance al fronte in Medio Oriente. Il rientro in Italia potrebbe avvenire anche oggi stesso stando a quanto raccontato da Alberto Simoni (caporedattore esteri de La Stampa) in contatto diretto con chi  fino a ieri sera si trovava proprio col fotografo italiano ferito oggi a Deir Azzor, ovvero l’inviato di guerra Francesco Semprini. Nel frattempo la Procura di Roma ha aperto una indagine coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco che ha lasciato ai carabinieri del Ros la delega per poter indagare e ricostruire i fatti fin dal principio. Come già anticipato, l’unità di crisi della Farnesina è in contatto con le autorità siriane presenti sul territorio per provare a ricostruire cosa possa essere successo in Siria sul fronte dell’offensiva finale alla roccaforte Isis di Deir Azzor.

FERITO FOTOGRAFO ITALIANO IN SIRIA

Si chiama Gabriele Micalizzi, ha 34 anni e fa il fotografo di professione: rischiava la vita ogni giorni e questa mattina l’ha rischiata assai più di tutti gli anni passati al fronte per documentare diversi luoghi di guerra. È lui infatti il fotografo ferito al volto e agli occhi in Siria poche ore fa durante l’offensiva, forse definitiva, delle forze siriane-curde sostenute dagli Stati Uniti contro l’Isis: dalle prime informazioni emerse, Gabriele non sarebbe in pericolo di vita ma rischia seriamente di perdere l’uso della vista. Si trovava per la precisione nella zona delle operazioni di Deir Ezzor dove da sabato pomeriggio è iniziata l’offensiva contro l’ultima roccaforte di Daesh con 600 miliziani irriducibili disposti a tutto per rivendicare la folle missione omicida del fondamentalismo islamico. Il fotoreporter era impegnato in un servizio con un collega che lavora per la Cnn: come racconta l’Agi, i due fotografi erano su un edificio che è stato bersagliato da colpi di kalashnikov non si sa ancora se dal “fuoco amico” o dalle repliche dei miliziani di Daesh asserragliati nell’aera vicino al fiume Eufrate e al confine con l’Iraq.

ENTRO 48 ORE DOVREBBE RIENTRARE IN ITALIA

«Micalizzi non è in pericolo di vita e ora è in volo verso Bagdad, c’è stato un cambio di direzione, inizialmente era diretto verso Erbil», ha spiegato all’Agi Alessandro Sala di Cesura Lab, il collettivo fondato proprio da Micalizzi. Il fotografo italiano è ferito alla testa e per questo è stato trasportato d’urgenza nella base Usa di Omar Field dove si trova uno degli ospedali da campo più specializzati e forniti. Secondo quanto riferisce il Rojava information center (che fa capo alle forze curdo-siriane che guidano l’offensiva anti-Isis nella zona di Baghuz), «il fotoreporter sarà rimpatriato in Italia entro 48 ore». Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera e originario del milanese, Micalizzi è noto a livello internazionale per i suoi reportage di guerra focalizzando ormai da anni il suo lavoro in Medio Oriente. È lui il fondatore del collettivo di fotografia “Cesura Lab” assieme a due amici e colleghi, Luca Santee e Andrea Rocchetti, quest’ultimo ucciso tragicamente durante la guerra in Ucraina nel 2014. In attesa di avere maggiori informazioni circa le attuali condizioni di salute e chi possa averlo colpito – immaginiamo per errore – la Farnesina è stata allertata e starebbe coordinando le operazioni per riportare salvo il fotografo connazionale.