L’aveva definita «questione di sopravvivenza per tutta la Turchia» ma Erdogan, quanto meno nelle principali città del paese musulmano, non può certo dirsi soddisfatto dei risultati. È una vittoria di fatto mutilata per l’Akp che vince sì nella maggioranza del Paese ma perde di parecchio la capitale Ankara e – notizia dell’ultima ora – vede la sconfitta del candidato ex premier Yildirim nella centralissima Istanbul. Conquistato infatti il 56% dei comuni al voto per le Amministrative ma perse le due città forse più importanti anche per la stessa “narrazione” al potere del Governo Erdogan: stando ai dati ufficiali diffusi dall’agenzia statale Anadolu, il candidato del Chp ha ottenuto il 48,79% dei consensi (4.169.987 voti), circa 25 mila voti in più dell’ex premier – filo Erdogan – Yildirim. Il suo Akp è ancora il primo partito con circa il 45%, fortificato dal 6% abbondante ottenuto dagli alleati nazionalisti del Mhp: non perdono però faccia e considerazione i rivali in Parlamento di Erdogan, anzi escono dalle Elezioni Amministrative più agguerriti che mai nel tentativo (per ora ancora lontano) di mandare definitivamente a casa il “Sultano”. I socialdemocratici di Chp sono sopra il 30% mentre la Coalizione con l’Ip di centrodestra si avvicina al 40%».
ISTANBUL IN BILICO, ERDOGAN IN CALO
Il Sultano ha perso Ankara e rischia la bocciatura anche ad Istanbul: dopo una notte di scrutini e risultati dalla Turchia, le Elezioni Amministrative si confermano un’arma a doppio taglio per Erdogan. Da un lato il Presidente dell’AKP conferma le difficoltà di crisi economica e perdita di inflazione e nelle città più importanti questo fa ancora la differenza; dall’altra però, guardando il dato complessivo, resta che un turco su due ha votato comunque ancora per Erdogan. Darlo quindi per “morto politicamente” sarebbe un errore imperdonabile per un qualsivoglia medio analista politico internazionale: come racconta la Stampa, il conteggio dei voti per l’elezione del sindaco di Istanbul si è bloccato una seconda volta quando mancano 84 seggi da scrutinare. Lo ha reso noto il presidente della Commissione elettorale suprema (Ysk), Sadi Guven, anche se non ha chiarito per nulla quando è previsto il completamento dello scrutinio: resta che il candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu risulta in vantaggio di circa 28 mila voti su Binali Yildirim e poco fa su Twitter lo sfidante in vantaggio ha anche commentato «Il Presidente del Consiglio supremo elettorale ha confermato che abbiamo vinto le elezioni. Tutti abbiamo vinto insieme, grazie a tutti coloro che hanno contribuito e ai 16 milioni di cittadini di Istanbul che hanno sognato con noi». Ad Ankara invece non ci sono dubbi: con il 50,9% dei voti la vittoria va a Manus Yavas del Chp, principale partito all’opposizione, mentre il candidato sindaco dell’Akp, Mehmet Ozhaseki, si sarebbe fermato al 47%.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN TURCHIA
In questo weekend di intensa attività politica internazionale, dopo Slovacchia e Ucraina è anche la Turchia a tornare alle urne per le Elezioni Amministrative 2019 dove 57 milioni di elettori sono chiamati ad eleggere sindaci, consiglieri comunali e amministratori locali un po’ in tutto il Paese musulmano dentro la Nato. Un test certamente cruciale per il partito del Presidente Recep Tayyip Erdogan alle prese con la crisi economica interna e il sempiterno “nodo” dei curdi al confine con la Siria (con il crollo dello Stato Islamico sunnita col quale il “Sultano” ha spesso “interscambio” strategie avendo come nemico comune la minoranza curda). Sono stati 6 i raduni elettorali dove tra ieri e oggi Erdogan prova a tirare la “volata” ai candidati del suo movimento, il AKP: a Istanbul l’ex premier Binali Yildirim nei sondaggi appare in leggero vantaggio su Ekrem Imamoglu, membro dell’opposizione. Ma è nella Capitale di Turchia Ankara dove Erdogan rischia più di tutte le altre città in competizione: il candidato dell’opposizione Mansur Yavas – sconfitto di misura 5 anni fa dopo uno scrutinio molto contestato, ricorda l’Ansa – parte favorito sull’ex ministro Mehmet Ozhaseki.
TEST PER ERDOGAN: “RISOLVERÒ IL CAOS IN SIRIA”
Le Elezioni Amministrative sono dunque tutt’altro che un “test indicativo” per il Presidente, contestato pesantemente specie nelle grandi megalopoli per la crisi della lira iniziata ad agosto e peggiorata nello scorso dicembre. Erdogan ha detto che la stessa sopravvivenza della Turchia è in gioco con queste votazioni, facendo riferimento e cavalcando il fattore “islamofobia” visto negli attentati in Nuova Zelanda. Dietro la bandiera del “pericolo”, Erdogan chiede al popolo turco di serrare i ranghi e votare per la “sicurezza” contro la novità incerta: disoccupazione è al 13,5% e l’inflazione supera il 19,6% sono però solo due degli esempi di come l’AKP potrebbe perdere diverse posizioni in queste Amministrative 2019. Le urne si chiudono alle 15 in Italia e i risultati potrebbero essere già noti nella prima serata: si scelgono i 1.289 sindaci fra le 30 città metropolitane, 51 capoluoghi provinciali e 922 distretti. Il leader turco ha però promesso che dopo il voto «Definiremo sicuramente la questione della Siria sul campo, se possibile, e non sul tavolo, come primo compito dopo le elezioni».