Sono minuti di grande tensione quelli vissuti in questo sabato 20 aprile in Afghanistan e più precisamente nella capitale Kabul, dov’è in corso un attacco di un commando armato al ministero delle Comunicazioni. Come riportato dall’Agi, presso la sede del dicastero dell’Informazione un’esplosione ha fatto da preludio ad un conflitto a fuoco. Subito dopo è scattato l’allarme, con le forze di sicurezza che hanno immediatamente circondato la zona di quello che sembra essere a tutti gli effetti un attentato e nei cui pressi si trova anche il “Serena”, ovvero uno dei pochi hotel di Kabul frequentato ancora anche da stranieri, e protetto da rigide misure di sicurezza. Secondo quanto riferisce su Twitter un portavoce del ministero dell’Interno a compiere l’attacco sarebbero tre kamikaze.



AFGHANISTAN, ATTACCO A MINISTERO INFORMAZIONE

A diffondere la notizia dell’attacco da parte del commando armato che ha preso d’assalto il ministero dell’Informazione in Afghanistan è stato per primo il ministero dell’Interno del Paese, immediatamente ripreso dalla Bbc. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali all’emittente inglese, un kamikaze si è fatto esplodere all’ingresso della sede del ministero mentre un altro è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Se queste informazioni si rivelassero corrette, vorrebbe dire che in azione vi è al momento un solo terrorista, che a quanto pare è riuscito a penetrare all’interno dell’edificio, asserragliandosi molto probabilmente al primo piano. La cornice in cui questo attentato si inserisce è quello di un Paese in cui proprio ieri sono stati rinviati i colloqui tra governo e talebani che a Doha, in Qatar, avevano come scopo l’avvio di negoziati di pace ufficiali per porre fine ad un conflitto che dura da 17 anni di conflitto. Il summit è però saltato a causa del gran numero di delegati, 250, che il governo afghano aveva intenzione di inviare.

Leggi anche

CPI CHIEDE ARRESTO DI NETANYAHU/ "Le bombe continuano, tocca all'opposizione dare una spallata al governo"DALL'UCRAINA A GAZA/ Sapelli: le monarchie del Golfo saranno decisive nelle due guerre