Due giorni fa il presidente russo Vladimir Putin è stato accolto in visita a Belgrado con una accoglienza mai vista, oltre 120mila persone per strada festeggianti e onori da autentico leader mondiale. Che i serbi e i russi siano amici e alleati, è dai tempi dello zar. L’unità religiosa, linguistica e culturale è un dato di fatto che non è mai venuta a mancare. Sta di fatto che questo successo di Putin apre interrogativi, in una parte dell’Europa, i Balcani, dove le nazioni vorrebbero entrare nell’Unione Europea e anche nella Nato, dando dunque fastidio a Mosca. Secondo il generale Carlo Jean, però, il vero fastidio che ha Mosca è nei confronti della Cina, che sta intervenendo con prestiti miliardari nei Balcani e nell’Europa orientale, penetrando in quella zona da sempre vicina agli interessi russi mentre fa lo stesso in oriente. Di fatto Mosca teme l’accerchiamento cinese.



Come giudica l’accoglienza trionfale di Putin in Serbia? Fa parte della loro storia, o è il segnale di un particolare interesse russo sui Balcani?

Nei Balcani ci sono numerose questioni ancora non risolte. La più importante per i serbi è la difesa della propria integrità territoriale contro le richieste del Kosovo. In questo senso Mosca è decisamente schierata a fianco di Belgrado. Ma ci sono stati significativi cambiamenti negli ultimi anni.

Quali?

Il fatto che la Cina stia investendo grosse somme di denaro nei Balcani, ma anche nell’Europa orientale.

Questo cosa comporta?

Pechino ha finanziato con molti miliardi di dollari la costruzione della linea ad alta velocità che collegherà Belgrado a Budapest. Con questi prestiti, i paesi balcanici rischiano di cadere nella cosiddetta trappola del debito, soldi che avranno poi difficoltà a rimborsare.

Finiranno sotto l’egemonia cinese?

Esattamente. La Cina sta comunque entrando in maniera massiccia in tutta Europa, anche quella occidentale, basti pensare che nell’ultimo anno ha investito qualcosa come 30 miliardi di dollari in Europa contro i 7 investiti in Cina dall’Unione Europea.

In questo quadro, la Russia come si muove?

La Russia cerca di opporsi a questa escalation cinese, la visita a Belgrado di Putin è stata fatta per questo, per sottolineare la sua presenza nella regione. La Russia deve evitare l’aggiramento a ovest perché la Cina si muove anche in Asia centrale e rischia di isolarla. Cina e Russia a livello ufficiale vanno d’accordo, ma è un rapporto simile a quello tra Italia e Francia, dove ci sono interessi nazionali differenti.

E la Nato? Sta a guardare? Diversi paesi balcanici hanno fatto capire di essere interessati a entrarvi.

Mosca non teme in modo particolare la Nato. Per entrarvi, un paese dev’essere accolto all’unanimità o al massimo con un paese astenuto. Più entrano nella Nato paesi amici della Russia, più difficile diventa ogni azione della Nato contraria agli interessi russi.

Altro luogo di intervento russo è il Medio oriente. E’ pensabile che dopo l’eventuale partenza americana i russi prendano il controllo di quelle aree della Siria?

E’ immaginabile. La Russia si sostiene con la sua industria di armi, non solo per i rifornimenti del proprio esercito, ma anche e soprattutto per l’esportazione. E’ il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti per esportazione di armi.

Come si relazionano oggi Russia e Turchia in rapporto alle rispettive ambizioni geopolitiche nel quadro siriano?

I russi sono da sempre legati ai curdi, il Pkk veniva utilizzato dall’Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda per dare fastidio alla Turchia. Aveva le sue basi nel Kurdistan siriano. I curdi oggi hanno poi un ufficio di rappresentanza a Mosca, sono in ottimi rapporti con il ministero degli esteri russo.

Il che significa che se anche gli americani se ne vanno, ci penseranno i russi a fermare le mire turche contro i curdi?

Sicuramente,  i russi avranno un ruolo da giocare e non lasceranno attaccare i curdi.