Va detto che la giustizia in America, quando vuole, funziona benissimo: solo tre giorni fa la Cnn aveva fatto causa alla Casa Bianca dopo lo scontro verbale violentissimo tra il Presidente Donald Trump e il giornalista Jill Acosta che lo incalzava dopo le Elezioni Midterm sul futuro immediato dell’inchiesta Russiagate. Ebbene, il giudice della Corte distrettuale di Washington Timothy Kelly (nominato dallo stesso Trump, ndr) oggi ha dato ragione al network liberal tra i più impegnati nella battaglia mediatica contro il tycoon repubblicano: la Cnn vince la causa e fa riottenere il pass per la Casa Bianca al proprio inviato Acosta che era stato definito da Trump, «un maleducato, nemico del popolo e persona orribile». Anche la Fox News, gli unici media “amici” di Trump, si erano schierati in favore della Cnn in difesa della libertà di stampa: il giudice Kelly ha spiegato che l’ordine era un atto dovuto «si entrerà nel merito del ricorso solo durante l’udienza per il ricorso presentato dalla rete televisiva; ma nel frattempo, finché non c’è una sentenza, non è possibile revocare il pass al giornalista». Lo stesso magistrato, poco dopo, ha precisato «Voglio essere molto chiaro, non ho stabilito che c’è stata una violazione del Primo Emendamento».
RUSSIAGATE, TRUMP: “HO RISPOSTO ALLE DOMANDE DI MUELLER”
Stando alla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, la decisione della Corte Distrettuale ha chiarito che «non c’è un diritto assoluto al primo emendamento nell’accesso alla Casa Bianca» e per questo verranno sviluppate «regole e procedure per garantire in futuro conferenze stampa corrette e ordinate. Deve esserci decoro alla Casa Bianca». Il caso mediatico di questi ultimi giorni negli Usa si aggiunge di dettagli nello stesso giorno in cui il Presidente Trump ai cronisti presenti a Washington (dove non c’era Jill Acosta) ha annunciato «ho risposto alle domande scritte formulate dal procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller». Allo stesso tempo, il Presidente americano ha precisato di non avere ancora inviate ma che le ha comunque scritte di suo pugno, senza l’aiuto degli avvocati: «non c’è alcuna collusione con Mosca». Va ricordato che secondo il suo stesso legale, quel Rudy Giuliani ex sindaco di New York, alcune domande erano delle «possibili trappole”: si tratta ora di capire il contenuto delle risposte di Trump e soprattutto i prossimi step dell’inchiesta che rischia di segnare ancor di più degli anni passati la restante parte del mandato presidenziale, finanche alle primarie dei Repubblicani in vista per l’anno prossimo.