È di alcune decine di arresti fino ad ora il bilancio del tentativo di alcuni migranti di entrare negli Stati Uniti: è Tijuana la zona calda, dove non a caso più spesso chi si trova in Messico prova a entrare nel Paese partendo da San Ysidro per fare tappa a San Diego. Di fronte a una situazione che era ampiamente prevedibile e che comunque sta mettendo in ambasce l’amministrazione a stelle e strisce, l’ira di Donald Trump è rivolta soprattutto al Messico, “poco intelligente” a suo dire per aver fatto entrare quell’immensa carovana umana sul proprio territorio. E per questo motivo l’inquilino della Casa Bianca ha lanciato un monito al Paese confinante, chiedendo che rispedisca a casa tutti i migranti che provengono dall’Honduras e da altri Stati dell’America Centrale: Trump ha ribadito ancora una volta il leitmotiv per cui molte di quelle persone sarebbero dei criminali, motivo per cui non dovrebbero mai entrare negli Stati Uniti e dicendosi disinteressato al modo in cui il Governo messicano li dovrà rimpatriare (“Con gli aerei, coi bus o come vogliono”), basta che ponga fine a questa emergenza. (agg. di R. G. Flore)



“STOP A CRIMINALIZZAZIONE ESODO”

Dopo aver percorso oltre 4000 chilometri, attraversando l’America Centrale ed il Messico, alcuni dei migranti della carovana sono giunti al confine tra Messico e Stati Uniti ma qui sono stati respinti dalla polizia di frontiera che ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma mentre in centinaia tentavano di attraversare il confine con gli Usa. Secondo il quotidiano messicano La Jornada, citato dall’agenzia Dire, sono stati in tutto 36 gli arresti dal lato messicano compiuti nei confronti di cittadini dell’Honduras mentre 73 gli arrestati sul lato statunitense. L’organizzazione Pueblos sin Fronteras, tra i promotori della carovana, in un messaggio delle passate ore su Twitter ha fatto sapere: “Stop alla criminalizzazione dell’esodo, stop alla militarizzazione delle frontiere, stop alla criminalizzazione dei difensori dei diritti umani”. Il posto di frontiera di San Ysidro, intanto, dopo essere stato chiuso per ore nella notte scorsa è stato nuovamente riaperto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



RIAPERTO CONFINE MESSICO-USA DOPO SCONTRI

E’ stato riaperto il confine tra il Messico e gli Stati Uniti nell’area tra Tijuana e San Diego dopo che nelle scorse ore era stata applicata la sua chiusura in seguito alò tentativo di centinaia di migranti di entrare negli Usa forzando i blocchi. Il varco, come spiega l’Unione Sarda nell’edizione online, è stato violato nel corso di una manifestazione pacifica nei pressi della frontiera. Un gruppo di migranti costituito anche da donne e bambini, tuttavia, si è diretto verso la barriera metallica tentando di forzarla e dopo averla superata hanno causato degli intensi scontri che hanno rappresentato uno dei momenti più tesi delle ultime settimane lungo il confine meridionale degli Stati Uniti, esattamente dove si sono accumulati migliaia di migranti della carovana partita dall’Honduras e intenti a fare domanda di asilo negli Usa. La polizia di frontiera statunitense ha così tentato di respingere centinaia di persone lanciando contro di loro gas lacrimogeni e costringendole così alla resa. Alcuni sono però riusciti ad andare oltre proseguendo verso la seconda barriera sormontata da filo spinato e dietro la quale altri agenti erano presenti per bloccare la strada. Nessuno dei migranti sarebbe riuscito a superare il confine e la giornata di domenica si è così conclusa con decine di arresti tra i migranti e la promessa del governo messicano di rimpatriare quelli che hanno partecipato agli scontri.



CONFINE MESSICO-USA: SCONTRI TRA MIGRANTI E POLIZIA

Solo durante la notte, il confine tra il Messico e gli Stati Uniti è stato riaperto. Come annunciato dal proprio governo, il Messico rimpatrierà i migranti che hanno cercato di superare la barriera in maniera violenta e illegale. Sono in tutto 24 honduregni e 15 messicani le persone arrestate, secondo quanto rivelato dal sindaco di Tijuana. A scatenare i nuovi scontri lungo il confine sarebbe stata la successiva reazione all’accordo tra Usa e Messico annunciato dal presidente americano Donald Trump e secondo il quale coloro che chiedono asilo nel suo Paese dovranno rimanere nel proprio territorio di origine fino a quando le loro domande non saranno esaminate ed approvate. I migranti che hanno preso parte ieri agli scontri sono solo una piccola parte di quella che nelle ultime settimane sono arrivati con la carovana a Tijuana dopo aver attraversato a piedi il Messico. In tutto sarebbero circa 5000 persone che attualmente vivono ammassate nel centro sportivo di un liceo locale e in un campo improvvisato in attesa che la situazione possa sbloccarsi.