Assomiglia ad una polveriera il Venezuela, in cui il “caos calmo” di queste ore di manifestazioni “pro” o “contro” Maduro rischia di deflagrare da un momento all’altro. Lo stesso presidente Usa, Donald Trump, in un’intervista alla CBS, ha confermato che l’uso delle forze armate “è un’opzione”: “Non voglio dirlo. Ma sicuramente è qualcosa, è un’opzione”. La replica di Maduro è affidata ad un’intervista alla tv spagnola La Vanguardia, in cui il dittatore venezuelano ha evocato il rischio di una guerra civile:”La gente si sta già armando. L’opzione militare è sul tavolo di Trump. Cosa dovrebbe fare un paese, arrendersi?”. Maduro ha invitato l’inquilino della Casa Bianca a fermarsi:”Stai facendo errori che ti sporcheranno le mani di sangue. Vogliono tornare a un Ventesimo secolo di colpi di Stato militari, di governi fantoccio subordinati a loro e di saccheggio delle nostre risorse naturali”, ha detto riferendosi agli Usa. (agg. di Dario D’Angelo)



SCONTRO DI PIAZZE IN VENEZUELA

Uno scontro di piazza, anzi, di piazze: ieri Maduro e Guaidó si sono divisi le strade di Caracas per ribadire la loro personale battaglia, l’uno contro l’altro: la Comunità Internazionale è sempre più schierata contro il dittatore venezuelano ma sono ancora diversi i Paesi (Cina, Russia e Turchia su tutti) che vedono nella resistenza anti-Usa del presidente chavista un importantissimo simbolo da sostenere e foraggiare. «La Casa Bianca è governata dal Ku Klux Klan: siamo in pace, abbiamo vinto con la pace, abbiamo sconfitto il golpe», ha ribadito dalla piazza pro-Governo il presidente Maduro oltre ad essersi reso disponibile al dialogo con le opposizioni per nuove Elezioni, ma solo dell’Assemblea Nazionale (quella tra l’altro governata da Guaidó, mossa ovviamente non gradita da Usa e popolo schierato con il giovane presidente ad interim). Prosegue intanto la particolare “parentesi” della crisi venezuelana rappresentata dai tanti italiani presenti in Sud America che richiedono l’intervento deciso del Governo Conte: «Chiediamo al governo italiano, al presidente Sergio Mattarella, di aderire alle decisioni dell’Unione europea, riconoscendo Juan Guaidò presidente a interim del Venezuela», si legge nel testo inviato dai rappresentanti della comunità italiana per ottenere il sostegno a Guaidó.



VENEZUELA, NUOVE PROTESTE PRO-GUAIDÓ

Non c’è pace per il popolo del Venezuela: ancora ieri (e sono attese per la giornata di oggi) nuove proteste in piazza contro il dittatore Maduro, con migliaia di persone che richiede con forza nuove elezioni per rimettere Caracas in un “tentativo” di riforma democratica dopo il lungo e devastante periodo del chavismo. Le proteste pacifiche di piazza richieste dal presidente ad interim Juan Guaidó ieri sono state un successo in termini di numero ma al momento non sono servite a costringere Maduro qualche passo indietro: la situazione internazionale e i rapporti sempre più tesi tra Russia e Usa non aiutano di certo una “pax” diplomatica nel breve periodo e Caracas diventa un simbolo per guerre e obiettivi ben oltre il Venezuela. Importante va detto l’appello fatto sempre ieri in piazza dal Generale dell’Aeronautica Venezuelana Francisco Esteban Yánez Rodríguez che, primo nelle Forze Armate, si schiera apertamente con Guaidó: «Mi rivolgo a voi per annunciare che non riconosco l’autorità dittatoriale di Nicolas Maduro e riconosco il deputato Juan Guaidò come presidente incaricato della repubblica bolivariana del Venezuela». Secondo il generale, «il 90% della forza armata non sta con il dittatore».



MADURO INSISTE, “NUOVE ELEZIONI MA SOLO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE”

Un appello che certamente avrà fatto piacere alla Casa Bianca dopo che ancora nelle ultime ore l’amministrazione Usa ha lanciato un nuovo accorato appello ai militari del Venezuela: «Washington chiede a tutti i membri dell’esercito di seguire l’esempio del generale Yanez e di proteggere i manifestanti pacifici». Dal fronte di Maduro invece, tale appello rappresenta una prova evidente del tentativo americano di destituire il potere di Maduro e impiantare un Governo “amico”. In merito alla situazione tutta interna italiana del caos in Venezuela, fanno ancora discutere le parole del dittatore sul presunto “appoggio di Roma” alla sua presidenza: il M5s è diviso, mentre la Lega è compatta nel condannare Maduro volendo seguire l’Europa nella sua alleanza con Guaidó. È di ieri sera il commento alquanto piccato del Sottosegretario agli Esteri, il leghista Guglielmo Picchi: «Caro Nicolas Maduro lascia subito. Nessuna solidarietà da Roma. Non ti riconosciamo come presidente. Elezioni subito». Nuovo appello poi lanciato dagli italiani in Venezuela nelle proteste di piazza, «Salvini e Di Maio, non si può essere contro i diritti umani, seguite Guaidó e non riconoscete Maduro!» anche se va detto che finora gli unici non convinti della nuova svolta venezuelana sembrano essere proprio i Cinque Stelle.