Se sul fronte di politica estera prima il Russiagate poi il Venezuela preoccupano il Presidente Trump – già impegnato nei nodi muro Messico e Shutdowon – c’è un altro fronte, molto meno “chiacchierato” in cui Repubblicani e Democratici stanno arrivando allo scontro: l’aborto e le nuove leggi (o tentativi) proposte da molti governatori democratici stanno riaprendo la profonda spaccatura tra ProLife e Pro-aborto nella società e politica americana. In principio fu la legge nello stato di New York con l’aborto reso legale fino al nono mese e poi, in maniera ancora più roboante, il tema scottante degli infanticidi avvenuti dopo aborti falliti. I ProLife sono in subbuglio con il Presidente Trump schierato al 100% con loro e contro la «mentalità abortista liberal», come l’ha più volta definita il tycoon: nello Stato del Virginia, ma anche in Vermont e Rhode Island, nelle ultime settimane sono state avanzate proposte di legge che consente di abortire fino alla nascita praticamente per qualsiasi ragione, ad esempio anche un eventuale interruzione di gravidanza non andata “a buon fine”. Il governatore democratico della Virginia, Ralph Northam, neurologo pediatrico, ha spiegato che il disegno di legge della sua collega Tran sarà possibile rifiutarsi di rianimare un bambino nato vivo dopo un aborto fallito o desiderato, facendo l’esempio “classico” dell’eugenetica ovvero di un bambino che nascesse con grave malformazione. Ecco che dunque, dopo tutti questi casi “in itinere” nasce la proposta di legge denominata “Born Alive Abortion Survivors Protecion Act” con la quale il Senato Usa intendeva lanciare un monito federale per proteggere tutti i bimbi di aborti falliti fa un ulteriore infanticidio.



IRA GOP CONTRO LA SENATRICE MURRAY: “COSÌ SI LEGALIZZA L’OMICIDIO”

Serviva un voto di consenso unanime, una sorta di meccanismo in base al quale il disegno di legge passa al Senato degli Stati Uniti se nessun senatore si oppone e le posizioni dei singoli senatori non vengono registrate: un’unica opposizione è arrivata però dalla senatrice dem Patty Murray che di fatto fa saltare il banco dei Repubblicani. Murray ha obiettato alla mozione, sostenendo che ci sono già leggi contro l’infanticidio: «Questa è una grossolana interpretazione errata del linguaggio reale del disegno di legge che viene chiesto di essere considerato e, pertanto, mi oppongo». Subito dopo si scatena l’ira da parte dei suoi colleghi che alla presidenza denunciando, «ora non si può più condannare all’unanimità neanche l’omicidio», spiega il senatore GOP Joni Ernst. «Nell’ultima settimana, abbiamo assistito alla verità assolutamente sgradevole sulla profonda conoscenza dell’industria dell’aborto e sulla sua agenda politica sempre più radicalizzata. I politici non solo hanno difeso l’aborto di un bambino mentre una donna è in travaglio, ma sono andati così lontano da sostenere la fine di un bambino dopo la sua nascita. Un bambino. Un bambino. La razionalità, la decenza e la compassione umana di base sono cadute lungo la strada», ha attaccato ancora il senatore repubblicano. «E ‘stato ancora più inquietante quando la scorsa settimana un governatore democratico non è stato in grado di affermare semplicemente che naturalmente questi neonati hanno diritti umani che devono essere rispettati», attacca il leader della maggioranza GOP in Senato, Mitch McConnell. Trump intervenendo ieri proprio in merito alle tante leggi pro-aborto che si stanno presentando in alcuni Stati ha ribadito «penso che sia terribile. Ricordate quando ho detto che Hillary Clinton era disposta a fare a pezzi il bambino fuori dal grembo? Questo è quello che è, quello che stanno facendo, è terribile». Una sordida e sempre più diffusa mentalità “abortista” pur da quegli ambienti liberal e obamiani che continuano ad attaccare (su alcuni punti anche giustamente) il Presidente Usa, a loro dire “contro i diritti umani”.

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