Prosegue la crisi politica in Venezuela con lo spettro di un intervento militare dietro l’angolo. Nelle scorse ore ha parlato il presidente autoeletto Juan Guaidò, che non ha escluso un’operazione armata da parte degli Stati Uniti qualora lo ritenesse necessario. Non va infatti dimenticato che il presidente del parlamento venezuelano deve scontrarsi con l’esercito del proprio paese, al momento ancora fedele a Maduro, e che sta bloccando l’arrivo degli aiuti umanitari dai paesi esteri. Se tale situazione dovesse perdurare, Guaidò potrebbe quindi autorizzare l’ingresso delle forze armate Usa per destituire definitivamente il regime del dittatore e di tutti i suoi adepti. «Voglio vedere quanti militari saranno disposti – le parole del leader dell’opposizione all’università centrale del Venezuela – commettere il crimine di lesa umanità nel non permettere di salvare le vite della popolazione più vulnerabile del nostro Paese». Lo stesso Guaidò ha rivolto un appello anche alla popolazione di scendere in piazza in massa per manifestare il proprio dissenso contro Maduro. «Tutto il Venezuela ritorna per le strade – il suo appello – in ogni angolo per chiedere la cessazione dell’usurpazione e per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari». A cominciare da oggi previste numerose manifestazioni ma con il rischio di nuovi scontri e tensioni con l’esercito. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CRISI VENEZUELA: MADURO NON ARRETRA

Non arretra Nicolas Maduro e in conferenza stampa da Caracas fa sapere di non essere d’accordo con il contenuto del documento del Gruppo di Contatto internazionale della Ue presentato a Montevideo che domanda “un approccio internazionale comune per sostenere una risoluzione pacifica e democratica” della crisi in Venezuela. Nuove elezioni presidenziali “credibili”: questo uno dei punti principali del documento che Maduro non è disposto ovviamente ad accettare. Per questo nel mirino finisce “Lady Pesc”: “Federica Mogherini è destinata al fallimento se continua ad ascoltare la destra venezuelana. Io – ha aggiunto – riceverò comunque qualsiasi inviato del gruppo che vorrà incontrarmi”. Una mezza apertura che non riguarda però gli aiuti umanitari offerti dalla comunità internazionale, definiti dal dittatore come una manovra “spettacolo”.



MADURO, “NO NUOVE ELEZIONI”

Dunque Nicolas Maduro pare intenzionato a tenere il punto e a non mettere in discussione la propria presidenza. Forte del supporto dell’esercito, il dittatore ostenta sicurezza e, come riportato da Rai News, dichiara:”Respingiamo il partito preso” del gruppo di contatto di Montevideo di nuove elezioni. Rispetto alla volontà di impedire lo “show” degli aiuti umanitari da parte di Maduro, forte è arrivata la presa di posizione del suo principale oppositore, l’autoproclamato presidente Juan Guaidó, riconosciuto presidente ad interim del Venezuela da Usa e Unione Europeo che ha definito “un crimine di lesa umanità” impedire l’ingresso nel Paese agli aiuti umanitari ammassati in Colombia. “Voglio vedere quanti militari saranno disposti a commettere il crimine di lesa umanità nel non permettere di salvare le vite della popolazione più vulnerabile del nostro Paese”, ha detto Guaidó.

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